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Cronaca

Svanito nel nulla a Oropa. Due anni dopo, i familiari di Vitale Fascella chiedono la dichiarazione di assenza

L’agente della polizia municipale di Torino è scomparso il 30 maggio 2023. Nessuna traccia, solo la sua auto parcheggiata vicino al Santuario. Il padre, 90 anni, lo aspetta ancora: “Ti aspettiamo a braccia aperte”

Il mistero dell'agente scomparso: un testamento riapre il caso Fascella

Due anni di silenzio. Due anni senza una telefonata, un avvistamento, un messaggio. Due anni senza risposte, senza un perché. Ora, scaduto il termine previsto dalla legge, la famiglia di Vitale Fascella, l’agente della polizia municipale di Torino scomparso il 30 maggio 2023, ha depositato in tribunale la richiesta di dichiarazione di assenza, il primo atto formale che si compie quando una persona è irreperibile da oltre ventiquattro mesi e non ci sono elementi certi per certificarne la morte.

Un passaggio doloroso, inevitabile. Non per rassegnazione, ma per necessità. La dichiarazione di assenza, prevista dal Codice Civile, permette di gestire pratiche amministrative, deleghe, eventuali atti di successione, ma non cancella il vuoto lasciato da una scomparsa che continua a pesare come un macigno. Non chiude una ferita che, per chi resta, continua a bruciare ogni giorno.

Fascella, 59 anni al momento della sparizione, viveva a San Raffaele Cimena, in provincia di Torino. Uomo riservato, conosciuto e stimato all’interno del corpo della municipale, lavorava nel settore logistica del comando di via Bologna. Quella mattina del 30 maggio, uscì di casa come se dovesse tornare. Nessun biglietto, nessun saluto d’addio. Solo la porta che si richiude alle sue spalle. Poi, il nulla.

Il 2 giugno, la sua Fiat Punto grigia viene ritrovata parcheggiata in divieto di sosta nei pressi del Santuario di Oropa, nel Biellese. La zona è vasta, immersa nei boschi, ricca di sentieri e percorsi montani. Fascella, da quanto emerge, conosceva il posto e lo frequentava per escursioni. Ma nessuno sa spiegare perché si trovasse lì quel giorno, né se intendesse davvero salire sui sentieri o fermarsi in zona per altri motivi.

Scattano le ricerche. Un campo base viene allestito nella zona del Prato delle Oche. Per giorni, oltre quaranta persone perlustrano boschi, dirupi, torrenti. Vengono impiegati droni, elicotteri, unità cinofile, squadre fluviali e operatori del Soccorso Alpino, dei Carabinieri, dei Vigili del Fuoco, della Croce Rossa e della Guardia di Finanza. I sentieri battuti sono quelli che portano a Sant’Eurosia, al Lago delle Bose, e altre zone isolate. Ma non viene trovata alcuna traccia. Nessun segnale. Nessun oggetto lasciato a terra, né indizi utili.

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Dopo una settimana, la Prefettura di Biella dispone la sospensione delle ricerche, lasciando però il caso aperto in attesa di eventuali sviluppi. Da allora, tutto è rimasto fermo. Le forze dell’ordine non hanno mai comunicato pubblicamente ulteriori novità. Nessuna segnalazione è mai giunta al numero dedicato, né si sono registrati avvistamenti credibili.

Nel frattempo, il padre di Vitale, oggi novantenne, continua a sperare. Nell’ottobre 2023, si è rivolto alla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” per lanciare un accorato appello: “Se ci sei, batti un colpo. Ti aspettiamo a braccia aperte. Non mi fare morire col desiderio di rivederti un’ultima volta”. Parole che hanno commosso molti, ma che non hanno avuto seguito. Il silenzio è rimasto l’unica risposta.

Nel tempo sono emerse alcune ipotesi, rilanciate da fonti giornalistiche. Si è parlato di una relazione sentimentale recentemente conclusa, di un presunto testamento redatto da Vitale proprio il giorno prima della scomparsa. Si è anche fatto cenno, sempre in forma indiretta e senza conferme ufficiali, alla possibilità che l’uomo avesse scoperto un problema di salute e avesse deciso di non curarsi. Ma su questi punti non vi sono comunicazioni formali da parte delle autorità e nemmeno conferme da parte della famiglia. I familiari più stretti – il padre e il fratello – hanno dichiarato pubblicamente di non sapere nulla in merito a eventuali diagnosi mediche o progetti personali che potessero far pensare a un gesto volontario.

Anche la possibilità di un gesto estremo resta una delle ipotesi, ma non suffragata da elementi concreti: nessun biglietto, nessun corpo, nessun elemento certo che possa orientare in una direzione piuttosto che in un’altra. Al momento della scomparsa, l’arma d’ordinanza dell’agente – fatto non secondario – non era con lui. Non è mai stata ritrovata né segnalata come mancante.

Il profilo di Vitale Fascella resta quello di un uomo silenzioso, dedito al lavoro, apprezzato dai colleghi, senza situazioni giudiziarie aperte, senza comportamenti sospetti prima della sparizione. Un uomo come tanti, che un giorno esce di casa e scompare.

Oggi, la richiesta di dichiarazione di assenza sancisce un punto fermo. Dal punto di vista giuridico. Non certo da quello umano. La famiglia, pur compiendo questo passo per necessità pratiche, non smette di sperare, nonostante il tempo passato. La legge prevede che, in caso di ritrovamento o rientro, l’atto venga revocato. Nessuno, tra i familiari, parla di fine, ma solo di attesa.

Un’attesa che si fa ogni giorno più difficile da sopportare. Ma che, finché il cuore resiste, non si spegne.

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