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Cronaca

Incidente a Mirafiori, operaio perde un dito alla pressa: Stellantis finisce sotto accusa

Un 49enne di Mirafiori denuncia la casa automobilistica per mancata sicurezza sul lavoro e difficoltà nei soccorsi

Operaio perde un dito alla pressa: chiesti danni a Stellantis per negligenza sulla sicurezza

Incidente a Mirafiori, operaio perde un dito alla pressa: Stellantis finisce sotto accusa

Un grave infortunio sul lavoro avvenuto nello stabilimento Stellantis di Mirafiori ha riacceso il dibattito sulla sicurezza nelle fabbriche italiane. Vittima, un operaio 49enne che il 5 luglio scorso ha perso parte del dito medio della mano destra mentre lavorava su una pressa della linea 3, postazione 110, in corso Settembrini. L’uomo è stato trasportato d’urgenza al CTO di Torino, dove i medici hanno proceduto all’amputazione.

A pochi giorni di distanza, i sindacati hanno sollevato pesanti accuse nei confronti della dirigenza dello stabilimento. FIM-CISL, FIOM-CGIL e UILM parlano apertamente di “negligenza nella gestione della sicurezza”, riferendo che la postazione in cui si è verificato l’incidente era già da tempo considerata pericolosa, ma mai adeguatamente sistemata. Secondo le sigle sindacali, l’operaio sarebbe stato collocato in una postazione segnalata più volte come non sicura per la gestione della produzione di EDCT, senza interventi risolutivi da parte dell’azienda.

A peggiorare il quadro, la mancanza di prontezza nei soccorsi. L’ambulanza del 118, chiamata per prestare aiuto all’operaio ferito, ha avuto difficoltà ad accedere all’impianto a causa della chiusura della porta 9, situata sempre su corso Settembrini. I sanitari hanno dovuto percorrere un tragitto alternativo e fare il giro fino alla porta 2 di corso Tazzoli, rallentando le operazioni di emergenza in un momento in cui ogni secondo poteva fare la differenza.

Ora il lavoratore, affiancato dall’avvocata Caterina Biafora, ha deciso di intraprendere un’azione legale contro Stellantis per chiedere il risarcimento dei danni. Secondo la legale, le lesioni riportate dal suo assistito sono il frutto di una palese violazione degli obblighi aziendali in materia di prevenzione. La mancata adozione di misure di tutela adeguate costituirebbe, a suo dire, un grave inadempimento contrattuale e una violazione del Testo unico sulla sicurezza sul lavoro.

L’intero episodio, che poteva avere esiti ancora più drammatici, ha scatenato una forte ondata di reazioni non solo all’interno dello stabilimento ma anche tra i rappresentanti del lavoro a livello locale. La vicenda è sintomatica di un problema strutturale: la distanza crescente tra la retorica della sicurezza sbandierata dalle multinazionali e la realtà delle fabbriche, dove spesso i lavoratori vengono esposti a rischi evitabili pur di non rallentare la produzione.

Non è la prima volta che lo stabilimento torinese finisce al centro dell’attenzione per episodi legati alla sicurezza. Gli stessi sindacati hanno sottolineato come, negli ultimi anni, si siano verificati numerosi incidenti di varia entità, molti dei quali denunciati ma rimasti senza conseguenze organizzative. E mentre Stellantis continua a pianificare investimenti per l’elettrificazione e la digitalizzazione degli impianti, sul fronte della tutela dei dipendenti pare ancora esserci molto da fare.

Il caso di Mirafiori potrebbe assumere un valore emblematico, soprattutto in un contesto storico in cui la questione della sicurezza sul lavoro è tornata al centro del dibattito pubblico. Solo nei primi sei mesi del 2025, secondo i dati dell’INAIL, si sono registrati oltre 250.000 infortuni e quasi 400 morti in ambito lavorativo. Cifre impressionanti che evidenziano quanto il rischio quotidiano per chi lavora sia ancora una realtà troppo sottovalutata.

Intanto, lo stabilimento Stellantis resta sotto osservazione. I sindacati chiedono interventi immediati, una verifica dettagliata delle postazioni di rischio e una riorganizzazione complessiva della sicurezza interna. L’operaio 49enne, ancora in fase di recupero, diventa simbolo di una battaglia più grande: quella per il diritto a lavorare senza paura di farsi male.

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