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Cronaca
25 Luglio 2025 - 11:58
Un’altra tragedia, l’ennesima, sul fronte della sicurezza nei cantieri italiani. Tre operai sono morti nella mattinata di venerdì 25 luglio a Napoli, precipitati da un’altezza di otto piani in via San
Un’altra tragedia, l’ennesima, sul fronte della sicurezza nei cantieri italiani. Tre operai sono morti nella mattinata di venerdì 25 luglio a Napoli, precipitati da un’altezza di otto piani in via San Giacomo dei Capri, nel quartiere Vomero, a causa del cedimento improvviso di un cestello elevatore utilizzato per effettuare lavori di manutenzione su una facciata. L’impatto è stato fatale: i tre lavoratori sono morti sul colpo, senza che i soccorsi potessero fare nulla per salvarli.
Secondo una prima ricostruzione, i tre uomini stavano operando su un ponteggio mobile allestito per un intervento edilizio. Erano in fase di spostamento verticale, a bordo di un montacarichi che, per cause ancora in fase di accertamento, ha ceduto all’improvviso. Il cestello si è staccato dalla struttura principale, crollando nel vuoto e schiantandosi al suolo. Nessuna possibilità di scampo. Testimoni raccontano di una scena agghiacciante: un rumore secco, poi le urla e la corsa disperata dei passanti verso il punto dell’impatto.
Il primo allarme è scattato alle 9:30. Sul posto sono arrivati in pochi minuti i vigili del fuoco, le pattuglie della polizia di Stato, la polizia locale, e tre ambulanze del 118. Ma il personale sanitario ha potuto solo constatare il decesso dei tre operai. Gli agenti hanno isolato immediatamente la zona, mentre il pubblico ministero di turno è giunto sul luogo del crollo per effettuare un sopralluogo. Il montacarichi è stato sottoposto a sequestro.
La Procura di Napoli ha aperto un fascicolo per omicidio colposo sul lavoro. Le indagini si concentrano sulla regolarità delle attrezzature, sulla manutenzione del ponteggio, e sulle misure di sicurezza adottate dall’impresa. Si dovrà capire se l’impianto fosse stato omologato, se erano stati effettuati i controlli previsti e se il cantiere rispettava tutte le norme in vigore. Alcuni residenti della zona riferiscono che nei giorni precedenti erano stati segnalati problemi alla struttura, ma su questo punto non ci sono ancora conferme ufficiali.
Secondo quanto emerso da fonti investigative, le vittime facevano parte di una squadra esterna incaricata dei lavori, ma non sono stati ancora resi noti i loro nomi. L’unica certezza è che tutti e tre erano operai esperti, abituati a lavorare ad altezze elevate. Ma l’esperienza, da sola, non basta quando mancano i presìdi di sicurezza adeguati.
Le organizzazioni sindacali hanno subito diffuso una nota durissima. «Non si può morire così – si legge in un comunicato congiunto di CGIL, CISL e UIL Campania –. Quello che è successo oggi a Napoli è l’ennesima strage annunciata, figlia di controlli carenti, appalti al massimo ribasso e indifferenza istituzionale». I sindacati hanno chiesto un incontro urgente con la Prefettura e con l’Ispettorato del lavoro per avviare un piano straordinario di vigilanza sui cantieri napoletani.
Dal canto suo, anche il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi ha espresso cordoglio per le famiglie delle vittime e ha chiesto «chiarezza immediata». "Non possiamo accettare che nel 2025 si muoia ancora in questo modo. Le responsabilità vanno accertate, e se ci sono colpe, i responsabili devono pagare".
L’episodio avviene in un momento già segnato da un numero drammaticamente alto di morti sul lavoro. Secondo gli ultimi dati Inail, più di 380 persone hanno perso la vita in ambito lavorativo nei primi cinque mesi dell’anno. Un dato che fa rabbrividire, specie se si considera che molte di queste morti avvengono in settori dove il rischio è noto, come l’edilizia, ma non sempre gestito con gli strumenti adeguati.
Il crollo è avvenuto vicino all’ospedale “Pascale”, in una zona frequentata e visibile. Molti hanno assistito all’incidente e lo shock è stato immediato. Tra i testimoni, una donna racconta: «Ho sentito un rumore fortissimo, come un’esplosione. Sono corsa fuori e ho visto gente che piangeva, che urlava. Una scena che non dimenticherò mai». Le forze dell’ordine hanno ascoltato diversi presenti per raccogliere elementi utili alle indagini.
Intanto, gli operai del cantiere – profondamente scossi – sono stati ascoltati dagli inquirenti. Alcuni hanno parlato di ritardi nella manutenzione del montacarichi, altri hanno preferito non rilasciare dichiarazioni. Il clima è pesante, e la sensazione che questa tragedia potesse essere evitata aleggia nell’aria.
Questo incidente ricorda fin troppo da vicino altre tragedie recenti. A Firenze, a Roma, a Torino: cantieri trasformati in trappole mortali, dove a mancare sono spesso i dispositivi base di sicurezza. Caschi, imbracature, cavi di ancoraggio. E soprattutto, controlli. Perché senza vigilanza, le norme restano lettera morta.
La domanda che resta sospesa, dopo l’ennesimo bollettino nero, è sempre la stessa: quante morti serviranno ancora prima di un cambio strutturale e radicale nella cultura della sicurezza sul lavoro in Italia? Quanto vale davvero una vita operaia?
Nel frattempo, la comunità del Vomero si stringe attorno alle famiglie delle vittime, e il cantiere è stato messo sotto sequestro in attesa degli accertamenti tecnici. Il tempo delle lacrime durerà poco. Poi si passerà, come sempre, alle polemiche. Ma a tre famiglie, da oggi, mancherà per sempre qualcuno.
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