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Cronaca
20 Luglio 2025 - 15:59
Droga cucita nel giubbotto in cella ad Alessandria: il Sappe chiede più controlli, body cam e strumenti antidroga per tutelare chi lavora dietro le sbarre! (foto di repertorio)
La droga era nascosta nella fodera del giubbotto di un detenuto, ma non è sfuggita all’occhio degli agenti di polizia penitenziaria. Durante una perquisizione nella camera di pernottamento del carcere di Alessandria, i poliziotti hanno rinvenuto 32 grammi di hashish nella disponibilità di un detenuto albanese. Il sequestro è stato confermato e reso noto dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe), che ha lodato l’operazione e rilanciato l’allarme sulla sicurezza degli istituti penitenziari piemontesi.
"Il Sappe vigilerà affinché l'accaduto non resti un episodio isolato, ma diventi occasione per rafforzare i presidi di sicurezza negli istituti piemontesi, tutelando il lavoro e l'incolumità di chi indossa l'uniforme", ha dichiarato Vicente Santilli, segretario regionale del sindacato. Il riferimento è alla richiesta, più volte avanzata dalla sigla, di rafforzare gli organici, aumentare le perquisizioni sistematiche e dotare il personale di strumenti tecnologici aggiornati, come scanner portatili, kit antidroga, body cam e altri dispositivi per il controllo non invasivo.
Il segretario generale Donato Capece ha ricordato come il problema della droga in carcere sia tutt’altro che episodico. "Nelle carceri italiane il 30% circa dei detenuti è tossicodipendente ed anche più del 20% degli stranieri ha problemi di droga", ha affermato, sottolineando l’apparente paradosso per cui "nonostante l'Italia sia un Paese il cui ordinamento è caratterizzato da una legislazione all'avanguardia per quanto riguarda la possibilità che i tossicodipendenti possano scontare la pena all'esterno, i drogati detenuti in carcere sono tantissimi".
DONATO CAPECE, SEGRETARIO SAPPE
Il sindacato ribadisce che simili episodi non devono essere ridotti a casi isolati, ma devono servire da monito per un cambio di passo strutturale: dalla dotazione tecnica alla gestione dei flussi di droga dentro gli istituti, passando per la formazione degli operatori e il riconoscimento del loro ruolo. Il ritrovamento dell’hashish conferma l’efficacia dei controlli, ma solleva domande su come la sostanza sia riuscita a entrare in carcere e quanto frequente possa essere la presenza di stupefacenti nascosti in indumenti o effetti personali.
L’intervento degli agenti ha evitato che la sostanza circolasse tra i detenuti, ma il caso riaccende l’allarme sulle modalità con cui la droga continua a varcare le soglie delle carceri italiane. Il Sappe chiede che si passi dalle parole ai fatti, rafforzando un comparto sotto pressione e sempre più centrale nella lotta al microtraffico penitenziario.
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