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Cronaca

Torino, due agenti condannati per aver arrestato un ragazzo senza motivo: non aveva fatto nulla!

Il giovane fu portato via senza motivo dal bar, trattenuto in commissariato e poi accusato ingiustamente

Torino, due agenti condannati

Torino, due agenti condannati per aver arrestato un ragazzo senza motivo: non aveva fatto nulla!

Una condanna pesante, che fa discutere. Il tribunale di Torino ha inflitto 24 e 21 mesi di reclusione a due poliziotti in servizio al commissariato di Mirafiori, ritenuti colpevoli di aver eseguito un arresto illegale, seguito da false accuse e da una denuncia infondata nei confronti di un giovane.

I fatti risalgono a una sera di febbraio 2023, in uno dei locali della periferia torinese. Il ragazzo, che si trovava con alcuni amici in un bar, era stato fermato senza apparente motivo e portato in commissariato, dove venne trattenuto per ore. Solo successivamente gli venne notificata una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale. Ma secondo la ricostruzione della procura, quel fermo non aveva alcuna base giuridica.

Il pubblico ministero Paolo Toso, che ha sostenuto l’accusa, ha descritto in aula un episodio emblematico di abuso di potere. Secondo la sua versione, il ragazzo aveva semplicemente «fatto lo sbruffoncello» alla vista della pattuglia. Un atteggiamento giudicato fastidioso dagli agenti, che avrebbero quindi deciso di agire in modo arbitrario. Poco dopo, una volta entrati nel bar, lo avrebbero prelevato senza motivo, portato al commissariato e accusato di aver opposto resistenza.

Nel fascicolo d’indagine erano stati contestati tre reati distinti: arresto illegale, falso in atto pubblico e calunnia. Secondo il pm, la documentazione redatta dagli agenti non solo giustificava in modo forzato il fermo, ma conteneva elementi falsi e infondati.

La sentenza di condanna è arrivata dopo un processo che ha sollevato numerose domande sull’operato delle forze dell’ordine, in particolare sui limiti entro cui può essere esercitata l’autorità durante i controlli. Il tribunale ha riconosciuto le responsabilità penali dei due agenti, anche se ha concesso le attenuanti generiche. Nessuno dei due dovrà entrare in carcere: le pene sono state sospese, ma restano iscritti nel casellario giudiziale, con tutte le conseguenze che ne derivano.

L’avvocata Silvia Navone, che ha difeso uno dei due poliziotti, ha dichiarato di non condividere la decisione del tribunale e ha già annunciato ricorso in appello. Ha definito la vicenda “perplessa fin dall’inizio”, lasciando intendere che a suo avviso la dinamica dei fatti non sarebbe stata pienamente chiarita in sede dibattimentale.

L’intera vicenda apre inevitabilmente una riflessione più ampia sul rapporto tra cittadini e forze dell’ordine, sul senso di impunità che talvolta può insinuarsi in certe dinamiche di controllo e sull’importanza di strumenti efficaci di verifica interna. Non si tratta di un caso isolato. In diverse città italiane, negli ultimi anni, si sono verificati episodi simili, che hanno messo in discussione la fiducia nel comportamento di alcuni operatori in divisa.

In questo caso, non si è trattato di una contestazione amministrativa o di un semplice errore di valutazione. La procura ha ritenuto che l’episodio fosse doloso, cioè intenzionale. Un comportamento punitivo, nato non da una necessità operativa, ma da una reazione emotiva. Il ragazzo non aveva commesso alcun reato, né si era reso protagonista di azioni pericolose. Aveva forse mostrato un atteggiamento provocatorio, ma che non giustificava in alcun modo l’arresto, né tantomeno l’accusa di resistenza.

L’inchiesta è partita dalla denuncia dello stesso ragazzo, che, dopo essere stato rilasciato, si era rivolto a un avvocato. A far luce sulla vicenda sono stati anche alcuni testimoni presenti nel bar al momento del fermo, che avrebbero confermato l’assenza di comportamenti violenti o aggressivi da parte del giovane.

L’esito del processo non chiude però la questione. Resta da capire se il Ministero dell’Interno o la Questura di Torino prenderanno provvedimenti disciplinari. Una condanna per fatti di questo genere, anche con pena sospesa, potrebbe portare alla sospensione dal servizio o all’avvio di un procedimento interno.

Intanto, la famiglia del giovane esprime soddisfazione per una sentenza che definisce “giusta”, anche se resta l’amarezza per quanto accaduto. Una serata qualunque, finita in commissariato per un gesto interpretato come una sfida, e poi un anno di battaglie giudiziarie per difendere la propria verità.

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