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Cronaca
10 Luglio 2025 - 16:33
Orrore ad Alba: donna di 52 anni vittima di violenza sessuale di gruppo in pieno giorno vicino alla stazione ferroviaria
Un pomeriggio di febbraio, in piena luce, una donna aggredita, ferita e violata, a due passi dal centro cittadino. È successo ad Alba, l’8 febbraio scorso, ma solo ora si chiude il cerchio attorno a una delle pagine più cupe della cronaca recente in provincia di Cuneo: due uomini sono stati fermati dai carabinieri con l’accusa di violenza sessuale di gruppo. La vittima è una donna italiana di 52 anni, sorpresa in stato confusionale e trascinata verso un edificio abbandonato nei pressi del cimitero comunale.
Secondo quanto emerso dalle indagini, la donna si trovava nei pressi della stazione ferroviaria di Alba, quando è stata avvicinata da due uomini, entrambi di origine tunisina. I due, approfittando del momento di evidente difficoltà della donna – che non sarebbe stata del tutto lucida, forse a causa di farmaci o di un malore – l’hanno convinta a seguirli, con l’inganno o con la forza. Il luogo scelto per l’aggressione è un vecchio stabile fatiscente, l’ex centrale Enel, da tempo abbandonato e già noto alle forze dell’ordine come punto di ritrovo per sbandati e tossicodipendenti.
Lì dentro, l’incubo si è consumato. I due avrebbero abusato della donna, lasciandola poi sanguinante e disorientata, incapace di reagire. Quando si sono allontanati, la 52enne ha trovato la forza di tornare verso la stazione, a piedi, con una ferita vistosa al volto, il corpo pieno di lividi e l’animo devastato. Proprio in stazione è stata notata da alcuni passanti, che l’hanno aiutata e hanno chiamato subito i soccorsi. La donna è stata trasferita all’ospedale di Verduno, dove è stata presa in carico dal personale sanitario e dagli specialisti del protocollo previsto per i casi di violenza sessuale.
La vicenda ha scosso profondamente la comunità, sia per la brutalità dell’aggressione sia per il luogo e il contesto in cui è avvenuta. Non una periferia degradata, ma una zona urbana frequentata, vicino a un punto nevralgico come la stazione ferroviaria.
Le indagini, avviate subito dopo il ricovero della vittima, sono state coordinate dalla procura e portate avanti dai carabinieri della compagnia di Alba. Fondamentali si sono rivelate le immagini delle telecamere di videosorveglianza, che hanno permesso di ricostruire gli spostamenti dei due uomini e il tragitto compiuto con la donna. Il volto di uno dei sospettati è stato identificato pochi giorni dopo l’aggressione, ma i militari hanno atteso il momento giusto per intervenire, evitando che i due fuggissero all’estero, come avevano pianificato.
Secondo quanto trapelato, i fermati stavano preparando il rientro nel loro Paese d’origine, forse intuendo che il cerchio si stava chiudendo. L’operazione dei carabinieri ha permesso di bloccarli in tempo, scongiurando la fuga. Ora si trovano in stato di fermo per violenza sessuale di gruppo, in attesa della convalida da parte del giudice.
La posizione dei due è particolarmente delicata: oltre alla violenza fisica e sessuale, la procura sta valutando anche aggravanti specifiche legate allo stato di vulnerabilità della vittima e all’eventuale premeditazione dell’agguato. Al momento, entrambi negano le accuse, ma gli elementi raccolti dagli inquirenti – immagini, testimonianze e referti medici – delineano un quadro che pare difficile da smentire.
Il caso riaccende l’attenzione sulla sicurezza urbana e sul degrado di alcune aree sensibili della città, come la zona attorno alla stazione e l’ex centrale Enel, già segnalata da residenti e associazioni per l’alto rischio di episodi criminosi.
Ma soprattutto, questa vicenda impone una riflessione sulla solitudine delle vittime. Una donna di mezza età, colta in un momento di fragilità, che diventa preda di una violenza brutale e organizzata. Un episodio che non è frutto del caso, ma del contesto: spazi lasciati all’abbandono, assenza di controlli, vulnerabilità invisibili.
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