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10 Luglio 2025 - 15:46
Chiusura della Casa delle Donne a Poirino: un passo indietro nella lotta contro la violenza di genere
A Poirino, la Casa delle Donne ha chiuso i battenti. Non si tratta solo della perdita di uno spazio fisico, ma dell’interruzione di un percorso concreto di rinascita per una donna che, dopo aver subìto violenza, stava cercando di ricostruirsi un’esistenza autonoma e dignitosa. Con la chiusura della struttura di via Indipendenza, disposta dall’amministrazione comunale, quella possibilità è stata bruscamente interrotta.
Le reazioni non si sono fatte attendere. La CGIL di Torino ha parlato apertamente di un atto grave e inaccettabile, accusando la giunta del sindaco Nicholas Padalino di mancanza di umanità e sensibilità istituzionale. Secondo il sindacato, la richiesta di una semplice proroga, che avrebbe consentito alla donna ospitata di completare un tirocinio lavorativo fondamentale per il suo reinserimento sociale, è stata respinta senza mediazioni né alternative reali.
La donna, costretta a lasciare l’alloggio, è stata ricollocata in un’altra casa protetta, ma ha perso il contatto con il contesto professionale che si stava costruendo. Una scelta definita dalla CGIL “inaudita”, con ricadute non solo personali, ma anche sociali, perché compromette un processo di emancipazione che era stato avviato con fatica.
A rendere ancora più aspro il dibattito, il clima di sospetto che – stando alle denunce del sindacato – si sarebbe creato attorno al caso. Ci sarebbero state, infatti, insinuazioni sul passato della donna e sull’utilizzo dei fondi pubblici a suo sostegno. Accuse pesanti, che la CGIL definisce stigmatizzanti e lesive della dignità, espressione di una cultura che finisce per colpevolizzare la vittima anziché proteggerla.
La polemica ha raggiunto anche Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale, dove la consigliera Valentina Cera ha duramente criticato la chiusura. "Si tratta di un arretramento inaccettabile nella lotta contro la violenza di genere", ha dichiarato, denunciando il sottofinanziamento cronico delle politiche di prevenzione e supporto. "Servono luoghi sicuri, stabili, strutturati. Non annunci di sportelli né promesse vaghe per il futuro".
CGIL scenda in piazza
Dal canto suo, il sindaco Padalino ha difeso la scelta della giunta. In una nota ufficiale ha spiegato che l’immobile in questione non rispettava i requisiti minimi previsti per le case rifugio, in quanto privo di doccia e non adibito formalmente a uso abitativo. Secondo il primo cittadino, il Comune avrebbe offerto soluzioni alternative sia alla cooperativa che alla donna ospitata, ma senza successo.
Padalino ha annunciato l’attivazione di uno sportello psicologico e legale per le vittime, come misura provvisoria, e l’impegno a trovare una nuova sede più idonea per una futura Casa delle Donne. Ma per molti cittadini e attivisti la risposta non basta. "Non si chiude una casa rifugio senza prima garantirne un’altra – commentano dalla CGIL – soprattutto quando dentro c’è una donna che sta ricominciando a vivere".
Il clima nel paese è teso. Alcuni residenti si chiedono perché non si sia intervenuti per adeguare l’immobile, invece di chiuderlo in modo repentino. Altri parlano di una scelta amministrativa dettata più dalla forma che dalla sostanza, in un momento storico in cui la violenza sulle donne continua ad essere un’emergenza costante.
Per venerdì 11 luglio, dalle 10 alle 12, è previsto un presidio davanti al municipio, convocato dalla CGIL. Un invito aperto a tutta la cittadinanza per chiedere un cambio di rotta deciso e visibile. "Vogliamo un Comune che investa seriamente nella tutela delle donne – ha dichiarato il sindacato – non che scarichi responsabilità e chiuda spazi di accoglienza essenziali".
Il caso Poirino, piccolo solo in apparenza, è un campanello d’allarme nazionale. In un’Italia dove la violenza di genere continua a uccidere, chiudere una struttura che accoglie, protegge e reinserisce, rappresenta un passo indietro doloroso e pericoloso.
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