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Cronaca
09 Luglio 2025 - 18:27
Pestaggio al notaio per una storia d’amore: condannati due uomini, uno lo colpì col casco. Immagine di repertorio
Torino, centro città, via Cairoli, mattina del 29 gennaio 2021. Un notaio torinese viene aggredito brutalmente sotto il suo studio, colpito con violenza da un uomo armato di casco da motociclista. Non si trattava di una rapina, come si era ipotizzato inizialmente. Ma di una spedizione punitiva, orchestrata per vendetta, dopo una storia d’amore finita male e un’amicizia finita peggio.
Per quel pestaggio, oggi – 9 luglio 2025 – la VI sezione penale del Tribunale di Torino, giudice Costanza Goria, ha condannato due imputati: uno a 3 anni e 7 mesi, l’altro a 3 anni e 6 mesi di reclusione. I due uomini, difesi dagli avvocati Fabio Farruggia e Maria Cristina Macrì, sono stati ritenuti colpevoli di lesioni aggravate: uno per aver materialmente colpito la vittima, l’altro per aver partecipato alla pianificazione dell’agguato.
Il contesto è quello di una vendetta privata mascherata da spedizione da codice penale. Il notaio aveva avuto una relazione extraconiugale con la moglie di un suo amico, diventata poi una storia ufficiale. Quella che sembrava una tresca finita nel dimenticatoio ha invece innescato un’azione violenta, premeditata e spietata, degna di un regolamento di conti.
Secondo le indagini condotte dal pubblico ministero Delia Boschetto, a muovere i fili dell’agguato fu l’ex marito dell’attuale compagna del notaio, che per la sua posizione ha scelto il rito abbreviato ed è stato già condannato a 3 anni in primo grado. Due ulteriori complici sono stati condannati a 2 anni e 8 mesi. In totale, un gruppo coordinato e organizzato per “dare una lezione” al professionista, reo – agli occhi del mandante – di avergli portato via la moglie.
Il notaio si è costituito parte civile, assistito dagli avvocati Maria Grazia Cavallo e Antonio Maria Borello, e ha raccontato in aula la violenza subita: un attacco a sorpresa, davanti allo studio, un agguato che gli ha lasciato segni fisici e morali profondi. Una scena di brutale gelosia, trasformata in fatto giudiziario.
Quello che sembrava un dramma da rotocalco rosa si è trasformato in una sentenza penale. E il messaggio che ne esce è chiaro: nessuna vendetta sentimentale giustifica la violenza, nemmeno quando il cuore brucia.
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