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Cronaca

 Coltello puntato alla gola: il colpo al distributore svela una Torino sempre più insicura

Due uomini fingono normalità, poi scatta la rapina: 4mila euro e la fuga

 Coltello puntato alla gola: il colpo al distributore svela una Torino sempre più insicura

 Coltello puntato alla gola: il colpo al distributore svela una Torino sempre più insicura (immagine di repertorio)

Un distributore di carburanti come tanti. Una giornata qualsiasi, in una Torino dove la routine si mescola sempre più spesso alla violenza. Stavolta la scena da incubo si è consumata a fine giugno, ma la notizia è esplosa solo ora, dopo che la Polizia di Stato ha eseguito due arresti su ordinanza del Tribunale, su richiesta della Procura di Torino, diretta da Giovanni Bombardieri.

La ricostruzione dei fatti è da film criminale. Uno dei due indagati, col volto coperto e un coltello in mano, ha fatto irruzione nell’area di servizio. Si è diretto con decisione verso la cassa, ha superato il bancone e ha puntato l’arma contro la cassiera terrorizzata, ordinandole di consegnare l’incasso. Circa 4.000 euro, in pochi istanti, mentre la minaccia era ancora viva. Poi la fuga, tra le vie adiacenti.

Ma la rapina non era frutto di un gesto isolato. Gli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Torino hanno scoperto che il rapinatore non era solo: un complice lo aspettava fuori, fingendosi un cliente tranquillo intento a fare rifornimento alla sua auto. In realtà faceva da palo, osservava la scena e garantiva la copertura per la fuga coordinata.

Grazie a un lavoro minuzioso — tra testimonianze raccolte sul posto e immagini delle telecamere di videosorveglianza — gli agenti hanno identificato entrambi i sospetti. Lunedì 8 luglio, i due sono stati rintracciati e tratti in arresto, su disposizione dell'autorità giudiziaria. Ora si trovano in carcere, in attesa di ulteriori sviluppi. Ma come sempre accade in questa fase, vige la presunzione di innocenza.

Non è solo la violenza in sé a fare notizia, ma la freddezza dell’azione, la disinvoltura con cui i due si sono mossi, simulando normalità. Il crimine, ancora una volta, si mimetizza nella quotidianità. Una banalità del male che rende tutto più inquietante. Perché se a essere presa di mira è un’attività esposta, illuminata e video sorvegliata, dove chiunque può entrare e uscire, nessun esercizio può più dirsi al sicuro.

L’episodio getta nuove ombre sulla sicurezza urbana a Torino, una città dove i colpi si moltiplicano e dove — nonostante i proclami delle istituzioni — sembra che si stia perdendo il controllo. Il fatto che i due presunti rapinatori abbiano scelto di agire in pieno giorno, in un luogo presidiato e affollato, la dice lunga sul senso di impunità che sembra circolare come l’aria.

E mentre i cittadini si arrangiano tra paure quotidiane e servizi al minimo, ci si chiede quale sia la reale capacità di prevenzione di queste azioni. Le forze dell’ordine, va detto, sono intervenute con prontezza ed efficacia. Ma ogni intervento, per quanto risolutivo, arriva dopo il trauma.

Che si tratti di benzina, biglietti del tram o supermercati, le cronache raccontano un’Italia sempre più ostaggio dell’emergenza, dove anche il semplice lavorare in cassa, dietro a un bancone, può trasformarsi in un incubo a occhi aperti.

Immagine di repertorio

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