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Cronaca
09 Luglio 2025 - 10:46
“Ti incateno e ti stupro”: nuove minacce a Francesca Bergesio, Miss Italia perseguitata per la seconda volta in un anno. In foto: Francesca Bergesio
Non c’è pace per Francesca Bergesio, Miss Italia 2023, incoronata a Salsomaggiore pochi mesi fa e già due volte vittima di stalking online a sfondo sessuale. Il primo incubo si era appena chiuso con un patteggiamento, che già un secondo è esploso nel giro di poche settimane. E il secondo, dicono gli inquirenti, non ha alcun legame col primo.
Questa volta, a finire sotto inchiesta è Davide R., 26 anni, residente in provincia di Catania, identificato dalla polizia postale come l’autore di una nuova serie di messaggi inviati alla giovane reginetta tramite Facebook. I contenuti sono raccapriccianti. “Ti incateno e ti stupro”, “Tanto so dove abiti”, “Vorrei incatenarti per ore al letto”: frasi accompagnate da immagini macabre, tra cui un teschio e una figura incappucciata, usate con l’intento di rendere le minacce ancora più inquietanti.
I primi messaggi risalgono al 15 febbraio 2025, solo poche settimane prima della chiusura del primo procedimento penale contro Anouar Eddaif, il trentaduenne lombardo che nel dicembre 2023 aveva inviato minacce di stupro e morte a Bergesio usando un profilo fake femminile. “Vengo a violentarti, schifosa... Ammazzo te e tuo padre”, scriveva allora. Per lui, il tribunale ha disposto una pena patteggiata di 3 mesi, convertita in 180 ore di lavori di pubblica utilità.
Francesca Bergesio
Nel nuovo caso, i messaggi incriminati sono stati inviati anche il 19 febbraio, a distanza ravvicinata l’uno dall’altro. Tutti con lo stesso tenore: minacce sessuali esplicite, accompagnate da elementi visivi pensati per evocare terrore. Davide R. avrebbe agito utilizzando un'identità fittizia, quella di “Daniele Romeo”.
Francesca Bergesio, assistita dall’avvocato Nicola Menardo, non ha esitato un istante e ha sporto nuova denuncia. La Procura di Asti ha già notificato al 26enne l’avviso di conclusione delle indagini per minacce aggravate, preludio alla richiesta di rinvio a giudizio.
Sconcertante è il fatto che entrambi i persecutori abbiano agito senza alcun movente personale, senza aver mai avuto contatti diretti con la vittima. Solo odio online, gratuito, velenoso, amplificato da account anonimi e dalla sicurezza dell’impunità percepita dietro uno schermo.
Francesca, però, ha scelto di reagire. Non solo in tribunale. Ha annunciato che il risarcimento ottenuto e gli onorari legali saranno devoluti ad associazioni che si occupano di violenza di genere. Una decisione chiara, netta, simbolica. Una battaglia pubblica, intrapresa con coraggio, da una ragazza diventata volto della bellezza italiana e suo malgrado anche simbolo di una fragilità violata.
Mentre i processi avanzano, il contesto resta drammatico: social diventati armi, donne bersaglio continuo di minacce, e strumenti legali che spesso non bastano. Due stalker in poco più di un anno. Due sconosciuti. Lo stesso odio. La stessa frase ricorrente: “So dove abiti”.
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