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Cronaca

A schiaffi nel nome di Hitler: il rito neofascista dei figli dell’assessore sotto gli occhi della procura

Le intercettazioni dei Ros raccontano saluti al Duce, apologia della RSI e reclutamenti tra i militanti di Azione Studentesca

A schiaffi nel nome di Hitler: il rito neofascista dei figli dell’assessore sotto gli occhi della procura

A schiaffi nel nome di Hitler: il rito neofascista dei figli dell’assessore sotto gli occhi della procura

A Torino ci si prende a schiaffi a torso nudo, si inneggia al Duce, si canta negando l’Olocausto e si grida “Heil Hitler”. Non è una performance teatrale né una provocazione isolata, ma un vero e proprio rito di iniziazione che — secondo gli atti della procura — viene praticato all’interno del circolo Edoras di Avanguardia Torino, nel quartiere Barriera di Milano. È qui che una cellula neofascista è cresciuta in silenzio, coltivando culti, simboli e parole d’ordine della Repubblica di Salò.

L’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia ha portato al sequestro del circolo, ordinato dalla gip Paola Odilia Meroni su richiesta dei pm Manuela Pedrotta e Davide Pretti. Le accuse sono pesanti: apologia del fascismo, istigazione all’odio razziale, etnico e religioso. Ma ciò che colpisce è l’organizzazione paramilitare, la struttura gerarchica, i riti, e il coinvolgimento di figli dell’attuale classe politica piemontese.

Tra i protagonisti delle riunioni segrete ci sono Carlo e Matteo Vignale, figli dell’assessore regionale al Patrimonio Gian Luca Vignale, oggi nella lista Cirio Presidente. Il padre, va precisato, non è indagato. Ma i due figli sì. E gli atti della procura parlano chiaro.

Gian Luca Vignale

Il 10 dicembre 2024, nella sede Edoras di via Tibone, Mattia Borsella, tra i principali indagati, tiene un comizio-fiume. È intercettato dai carabinieri del Ros. In un passaggio dice: Lo si diventa dopo che si dimostra di avere compreso il motivo per cui siamo qui dentro. Se siamo qui, a vent’anni, noi giovani europei… è perché abbiamo deciso di seguire un’idea. Abbiamo sulle spalle l’eredità di giganti. Dei caduti della Rsi.”

Parole che per la gip dimostrano come l’attività del gruppo non fosse una semplice opinione privata, ma un’operazione pubblica di proselitismo neofascista. Tant’è che l’accesso alla sede era libero: nessuna tessera, nessun controllo, chiunque poteva entrare. A patto di accettare l’ideologia, assimilare i riti, ripetere i canti.

Sia Carlo che Matteo Vignale vengono osservati mentre eseguono il saluto romano, scandiscono “Duce! Duce! Duce!” con altri militanti, partecipano ad attacchinaggi, cortei, trasferte e attività di propaganda. Carlo è intercettato mentre canta un coro negazionista: “A petto nudo si nega l’Olocausto.” Una frase agghiacciante. E documentata.

Non basta. Secondo i pm, Carlo Vignale, nel suo ruolo di referente torinese di Azione Studentesca, ha organizzato eventi e contribuito attivamente alla vita del circolo Edoras. Matteo, invece, ha vissuto un momento di svolta il 16 gennaio scorso: il suo rito d’iniziazione.

Come da intercettazioni, quella sera Matteo passa tra due file di adepti, tutti indagati, compreso il fratello Carlo. È a petto nudo. I militanti lo schiaffeggiano ripetutamente, poi applaudono e immortalano il momento con una foto. Quindi brindanoa Matteo, ad Avanguardia, alla comunità”. Il rito si chiude con un “Heil Hitler” urlato in coro. Per la procura è un passaggio chiave. Un atto simbolico. Una cerimonia con valore di investitura politica e ideologica. Non un gioco. Non una goliardata.

Durante gli incontri, i militanti — tutti sotto i 25 anni — intonano cori fascisti, cantano inni a Hitler e Mussolini, come “Settembre nero”, e condividono contenuti negazionisti. Secondo la gip Meroni, l’obiettivo è chiaro: “Propaganda di idee di superiorità razziale, odio etnico e religioso, e istigazione all’adesione a tali ideologie.”

Non solo folklore politico, ma reati aggravati. E anche un salto di qualità pericoloso, secondo gli inquirenti: dai saluti fascisti alla costruzione di un’identità militante, strutturata, celebrativa, radicata nel culto dei simboli del Novecento più buio.

La vicenda imbarazza la politica piemontese. E non potrebbe essere altrimenti. I protagonisti non sono ragazzini qualunque. Sono figli di un assessore in carica. Se da un lato la magistratura agisce, dall’altro il silenzio del mondo politico colpisce. Nessuna dichiarazione pubblica da parte della giunta regionale, nessuna presa di posizione da parte del presidente Cirio. Intanto, la procura tira dritto. L’indagine va avanti. Le prove raccolte sono già pesanti. E c’è un dato che dovrebbe inquietare: la cultura dell’odio si diffonde tra le nuove generazioni con riti, canti e simboli di un passato che non passa mai.

Era l’agosto 2021, i suoi manifesti già campeggiavano per Torino quando Fratelli d’Italia decise che Enrico Forzese non sarebbe stato nella lista delle comunali d’autunno. Troppo sopra le righe le sue dichiarazioni, troppo estremista il suo profilo, al punto da entrare presto in urto con una parte del gruppo dirigente, a partire dall’assessore regionale Maurizio Marrone. Così inizia il progressivo sganciamento di Forzese dal partito di Giorgia Meloni, mentre fonda — come emerge anche nelle annotazioni dei Ros — altre organizzazioni, associazioni e comitati. Prima Aliud, poi La Barriera, infine Avanguardia Torino.

Forzese è tra gli indagati considerati dagli inquirenti “promotori e organizzatori”. Tra le accuse nei suoi confronti: incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici, religiosi e nazionali, apologia di fascismo, propaganda discriminatoria e manifestazioni fasciste. In un’intercettazione del 2 dicembre 2023, due indagati parlano degli scontri nella metropolitana di Atene. Alla manifestazione di estrema destra c’era anche Forzese. Anche se, dicono gli intercettati, “l’unico a non fuggire era stato Emanuele Picone.”

Il legame tra Picone, intestatario del contratto d’affitto dell’immobile di via Tibone, e Forzese risale ai tempi della militanza in Fratelli d’Italia, prima dell’ascesa nazionale di Meloni. Diventano, però, troppo imbarazzanti per i vertici. Il divorzio definitivo avviene un paio d’anni dopo e da lì le posizioni si radicalizzano. I riti d’iniziazione si celebrano in un clima da mitologia esoterica ed estremismo politico, da Tolkien a Hitler, da Il Signore degli Anelli al Mein Kampf.

Riti, riferimenti alla cultura celtica, canti fascisti e inni al Duce sono presenti negli atti dell’inchiesta. In queste pagine sono citate due associazioni studentesche: Azione Studentesca e Avanguardia Universitaria. Secondo l’accusa, tra le loro fila sarebbero cresciuti, anche ideologicamente, alcuni degli indagati con le posizioni più apicali. Alle riunioni di via Tibone venivano invitati anche liceali e universitari per fare proselitismo. Ci sarebbe quindi un collegamento diretto tra questi movimenti e l’associazione sotto indagine.

Tutti ricordano la polemica del volantino contro la Schwa nell’ottobre 2022 all’Ateneo di Torino. Un gruppo del Fuan affisse il messaggio: “Tieni pulita la tua Università.” Un’iniziativa che molti attribuiscono ad Avanguardia Torino.

Avanguardia Torino

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