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Blitz a Torino: sigilli al circolo neofascista per apologia

Il sequestro della sede di ‘Avanguardia Torino’: indagine sui legami con fascismo e nazismo scuote l'estrema destra cittadina

Blitz a Torino

Blitz a Torino: sigilli al circolo neofascista per apologia

Le porte della sede del movimento ‘Avanguardia Torino’ si sono chiuse su ordine della magistratura. A metterci i sigilli sono stati i Carabinieri del Ros, impegnati in un’indagine delicata che ruota attorno a esaltazione del fascismo e del nazismo, con accuse gravi che fanno tremare gli ambienti dell’estrema destra cittadina.

Il provvedimento di sequestro preventivo è stato emesso dal gip del Tribunale di Torino, su richiesta della Procura. Gli investigatori contestano agli indagati reati che vanno dalla propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa fino alla violazione della legge Scelba del 1952, che punisce le manifestazioni apologetiche del fascismo.

Sotto la lente d’ingrandimento c’è l’attività svolta all’interno del circolo torinese: eventi, riunioni, simboli e dichiarazioni pubbliche che – secondo l’accusa – non solo rievocavano il Ventennio, ma ne rilanciavano metodi e ideologia in chiave contemporanea. A pesare sono documenti, materiali audio-video, post sui social, oltre a intercettazioni e osservazioni dirette degli investigatori. In alcuni casi, le iniziative promosse dal gruppo avrebbero sfiorato l’incitamento all’odio.

Gli ambienti frequentati da ‘Avanguardia Torino’ sono noti da tempo agli apparati di sicurezza. Il movimento, pur piccolo per numeri, era riuscito a ritagliarsi uno spazio di visibilità in alcuni quartieri della città, soprattutto nel nord torinese, con iniziative presentate come culturali ma giudicate dagli inquirenti come pericolosamente cariche di simbolismo ideologico. Il sequestro della sede è un segnale netto: lo Stato alza la soglia di attenzione verso fenomeni di radicalizzazione politica che si rifanno esplicitamente ai totalitarismi del Novecento.

Benito Mussolini, dittatore fascista

Secondo fonti vicine all’indagine, i membri di Avanguardia Torino avrebbero diffuso volantini, organizzato conferenze e promosso pubblicazioni inneggianti al Duce e al Führer, in alcuni casi giustificando le leggi razziali del 1938, oltre a esprimere tesi negazioniste o revisioniste dell’Olocausto.

Nelle carte dell’inchiesta, si legge che l’obiettivo del gruppo era “creare consenso e adesione a un modello ideologico antidemocratico, autoritario e razzista”, attraverso un’azione mirata di proselitismo, anche nelle scuole e nei centri giovanili. Un allarme che ricorda altri casi analoghi, da Palermo a Verona, in cui sigle dell’estrema destra sono finite nel mirino della magistratura per analoghe attività.

L’operazione dei Ros non è stata casuale: è il frutto di un lavoro investigativo iniziato mesi fa, basato anche su segnalazioni di cittadini e associazioni che avevano denunciato pubblicamente il clima che si respirava nel circolo, tra ritratti di Mussolini, slogan fascisti e discorsi violenti contro migranti, ebrei e minoranze.

Per gli inquirenti, non si tratta di nostalgici, ma di attivisti ben organizzati, capaci di utilizzare mezzi di comunicazione moderni, canali online e piattaforme social per diffondere idee incostituzionali, talvolta mascherandole dietro una finta libertà di espressione.

Nessun arresto al momento, ma le posizioni dei responsabili del gruppo sono al vaglio della Procura, che potrebbe chiedere ulteriori misure. L’inchiesta è ancora in corso e non si escludono sviluppi nazionali, visto che Avanguardia Torino è solo uno dei tasselli di una rete più ampia di gruppi neofascisti presenti in Italia.

Dal mondo politico sono arrivate prime reazioni: condanna unanime da parte di centrosinistra e associazioni antifasciste, che chiedono maggiore attenzione verso la rinascita di queste realtà ideologiche. “È inaccettabile che nel 2025 ci siano ancora spazi dove si esaltano Hitler e Mussolini – ha dichiarato il presidente dell’Anpi provinciale –. Le istituzioni devono vigilare e intervenire con fermezza”.

Anche la presidente del Consiglio comunale di Torino ha espresso “preoccupazione per il ritorno di simboli e linguaggi che pensavamo consegnati alla storia”. Il Viminale segue con attenzione il dossier, che sarà oggetto di valutazioni in sede di comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza.

Torino, città medaglia d’oro alla Resistenza, si scopre ancora campo di battaglia ideologico tra memoria storica e nuove forme di estremismo. E se la libertà di espressione è un pilastro della democrazia, altrettanto lo è il rifiuto netto di chi predica discriminazione e violenza politica.

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