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Cronaca
07 Luglio 2025 - 09:47
Tragedia a San Maurizio Canavese: corpo carbonizzato in un distributore è un 28enne
Un gesto estremo, silenzioso, consumato nella notte tra sabato 5 e domenica 6 luglio. Nessun preavviso, nessun testimone, solo il rumore cupo di un'esplosione e le fiamme alte che hanno illuminato per pochi istanti il buio di una stazione di servizio a San Maurizio Canavese. Il corpo di un ragazzo di 28 anni è stato trovato completamente carbonizzato accanto alla sua auto, in un’area periferica del distributore. Per lui non c’era più nulla da fare.
A dare l’allarme sono stati alcuni passanti che hanno notato il fumo e sentito l’odore acre della plastica bruciata. Sul posto sono arrivati i vigili del fuoco del distaccamento cittadino, i carabinieri della compagnia di Venaria Reale e un’ambulanza del 118. I soccorritori hanno potuto solo constatare il decesso. Le condizioni del corpo, devastato dal fuoco, hanno reso immediato il sospetto che si trattasse di un atto volontario.
Secondo quanto ricostruito nelle prime ore dell’indagine, il giovane si sarebbe cosparso di liquido infiammabile e poi avrebbe appiccato il fuoco in un punto riparato dell’area di rifornimento. Nessuna scritta, nessun messaggio, né sul luogo né nella vettura. Gli inquirenti non hanno dubbi sulla dinamica: non ci sono segni di colluttazione, né elementi che facciano pensare all’intervento di terze persone.
I carabinieri stanno cercando di ricostruire le ultime ore di vita del giovane, risalendo ai suoi spostamenti, controllando eventuali segnalazioni da parte dei familiari o conoscenti, e acquisendo le immagini delle telecamere di videosorveglianza installate nella zona.
La vittima è Damiano Debernardi, 28 anni, residente a Chivasso. La famiglia è molto conosciuta in città: il papà Fabrizio è assessore ai Lavori Pubblici e all'Ambiente nella Giunta del sindaco Claudio Castello.
Da qualche tempo Damiano era seguito dai servizi di igiene mentale dell’Asl To4 e viveva in una comunità di San Maurizio.
In città la terribile notizia s'è diffusa già nelle prime ore della mattinata di domenica 6 luglio, diffondendo incredulità e sgomento.
La morte, però, non può restare solo una notizia.
È anche il sintomo di un malessere sociale profondo, spesso invisibile. Parlare di suicidio è difficile, ma restare in silenzio rischia di essere più pericoloso. Ogni anno in Italia oltre 3.500 persone si tolgono la vita. Dietro ognuno di quei numeri ci sono storie, volti, sofferenze, parole non dette.
Per questo è fondamentale sapere che esistono strumenti per chiedere aiuto. In caso di emergenza si può contattare il 112. Il Telefono Amico è disponibile ogni giorno al numero 02 2327 2327, dalle 10 alle 24, e via WhatsApp al 345 036 1628 dalle 18 alle 21. C’è anche Samaritans Onlus, che risponde al numero 06 77208977 dalle 13 alle 22.
Riconoscere il dolore, dare ascolto, non banalizzare i segnali: è su questi gesti che si costruisce una rete di prevenzione reale. Nessuno dovrebbe sentirsi solo al punto da pensare che l’unica via sia bruciare tutto, anche se stesso, nel silenzio di una notte d’estate.
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