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Cronaca
02 Luglio 2025 - 12:53
Giovane tenta il suicidio a Venaria, cittadini lo convincono a desistere
Una delusione d’amore devastante. Un pensiero estremo. Un gesto che poteva trasformarsi in tragedia. Ma anche un’intera comunità che, con prontezza e umanità, ha saputo trasformare una sera d’estate in una prova di solidarietà vera.
È accaduto a Venaria Reale, nella serata di martedì 1 luglio 2025, quando un ragazzo di 20 anni, in evidente stato di disperazione, si è arrampicato sulla balaustra del ponte di via Cavallo, minacciando di gettarsi nel torrente Ceronda. Erano da poco passate le 21.45. Il sole era già tramontato e la città cominciava a svuotarsi, ma la scena non è passata inosservata.
A notare il giovane in bilico, con lo sguardo perso nel vuoto, sono stati alcuni passanti, che non hanno esitato a chiamare i soccorsi. Nel frattempo, hanno fatto molto di più: gli si sono avvicinati, hanno cominciato a parlare con lui, a fargli compagnia. Nessun eroe, nessuna divisa: solo persone comuni che hanno scelto di non girarsi dall’altra parte.
Secondo i racconti, in quei minuti concitati c’è stato chi gli ha chiesto il nome, chi gli ha ricordato che non vale la pena buttare via la vita, chi ha provato a toccare le corde giuste raccontandogli che anche per loro, un tempo, tutto sembrava perduto, ma che alla fine si erano rialzati. Nessuno slogan. Solo ascolto, empatia e pazienza. Un muro umano più forte della disperazione.
Nel giro di pochi minuti sono arrivati i Carabinieri della Compagnia di Venaria Reale e il personale sanitario del 118, sezione Croce Verde di Venaria. A quel punto, il ragazzo era già stato dissuaso, riportato al sicuro, tenuto lontano dal parapetto e accolto dai soccorritori in lacrime. Nessuna corsa frenetica per bloccarlo all’ultimo secondo, ma un dialogo che ha fatto la differenza.
Trasportato in ospedale per accertamenti, il giovane non ha riportato lesioni fisiche, ma ha bisogno di tempo, cure e attenzione. È stato riaccolto dai familiari, che ora gli staranno accanto nel lento cammino di ricostruzione. Un dolore autentico, come lo sono certi amori che finiscono, lasciando voragini. Ma anche la prova che una rete umana può salvare una vita.
Questa vicenda riapre la riflessione sulla fragilità emotiva dei giovani e sull’impatto che relazioni sentimentali, delusioni o traumi affettivi possono avere su chi è più vulnerabile. Il gesto del ragazzo – e la sua salvezza – non vanno archiviati come un fatto di cronaca isolato, ma letti come sintomo di un disagio diffuso, che troppo spesso rimane silenzioso, fino al giorno in cui esplode.
In Italia, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, ogni anno si registrano circa 4.000 suicidi e oltre 60.000 tentativi. La fascia d’età più a rischio, drammaticamente, è proprio quella tra i 15 e i 29 anni. Solitudine, aspettative schiaccianti, relazioni che si spezzano: tutto può diventare un peso insopportabile se si resta senza punti di riferimento.
Per questo, episodi come quello avvenuto a Venaria Reale mostrano con forza l’importanza di intervenire subito, anche solo con la parola giusta detta al momento giusto. Un gesto semplice, che ha bisogno solo di presenza, non di preparazione tecnica. E, nel frattempo, servono strumenti strutturati: più supporto psicologico gratuito, più ascolto nelle scuole, più sportelli territoriali.
Quel ragazzo, oggi, è vivo. E lo deve anche a chi, in un momento cruciale, ha scelto di non rimanere spettatore. Venaria ha dimostrato che una città può fare comunità anche davanti alla disperazione.
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