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Cronaca

Torino, arrestato con 202 ovuli di crack nascosti sotto lo strofinaccio

Droga e degrado a Torino: arrestato un giovane nel cuore del quartiere Dora Vanchiglia con crack e carte di credito sospette, mentre emergono legami con possibili circuiti criminali internazionali

Torino, arrestato con 202 ovuli

Torino, arrestato con 202 ovuli di crack nascosti sotto lo strofinaccio

Semaforo rosso, ovuli di crack nel bracciolo, carte di credito sospette nel cruscotto. Torino si sveglia con un nuovo caso di droga e degrado urbano. Questa volta a finire in manette è un giovane di 26 anni, cittadino senegalese, arrestato nel quartiere Dora Vanchiglia con l’accusa di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. L’arresto, avvenuto nei giorni scorsi, getta nuova luce sulla fragilità di una zona che negli ultimi mesi è tornata ad affacciarsi sulle cronache giudiziarie con troppa frequenza.

Tutto è iniziato con un’infrazione banale. Una pattuglia del commissariato Dora Vanchiglia nota un’auto forzare il rosso all’incrocio tra il Rondò Rivella e corso San Maurizio. Un controllo come tanti, ma l’aria nervosa del conducente insospettisce gli agenti. La perquisizione del veicolo rivela molto più di quanto si potesse immaginare: tre sacchetti pieni di ovuli di crack nascosti sotto un comune strofinaccio nel bracciolo centrale. In tutto, 202 ovuli per circa 270 grammi di stupefacente, una quantità tale da escludere ogni ipotesi di consumo personale.

Ma non è finita qui. Nel vano portaoggetti gli agenti rinvengono anche 11 carte di credito e bancomat, tutte intestate al fermato. Troppo per non aprire un ulteriore filone investigativo: dietro al crack potrebbe celarsi anche un giro di frode bancaria o riciclaggio, sospetti su cui ora sta lavorando la squadra investigativa coordinata dalla Procura di Torino.

L’arresto è stato convalidato e il giovane è stato trasferito in carcere, in attesa dell’udienza preliminare. La Procura ha agito con rapidità, anche per il timore che dietro l’episodio si nasconda una struttura organizzata. Il quartiere Dora Vanchiglia, infatti, non è nuovo a fenomeni di degrado. Da tempo è nel mirino delle forze dell’ordine, che vi concentrano controlli e monitoraggi costanti. Tra via Rossini, corso Regina e i pressi del Lungo Dora, la pressione poliziesca si è intensificata, ma i segnali di un traffico costante e ramificato continuano ad affiorare.

Secondo quanto trapelato da ambienti investigativi, non si tratta di un isolato spacciatore di strada. Il profilo del 26enne – giovane, incensurato, con carte bancarie e una rete logistica – lascia intendere una figura inserita in dinamiche più ampie, probabilmente collegata a circuiti criminali che fanno da ponte tra spaccio locale e flussi internazionali. E i numeri confermano la tesi: 202 ovuli non sono una dotazione estemporanea, ma un carico destinato a rifornire più di un punto vendita sul territorio.

Dora Vanchiglia si conferma un punto critico del tessuto torinese. La sua posizione strategica, tra il centro e le periferie nordorientali, la rende appetibile per piccole cellule criminali, che qui trovano spazio, copertura e vie di fuga. Il caso del 26enne arrestato non è un incidente, ma il sintomo di un disagio più profondo. Dove il degrado sociale si intreccia alla marginalità abitativa, e dove la microcriminalità ha rialzato la testa proprio mentre il dibattito pubblico si concentra su altre priorità.

Le istituzioni, da parte loro, parlano di "controllo rafforzato del territorio", ma gli abitanti non sempre si sentono al sicuro. Gli episodi di spaccio, i ritrovi notturni, le corse in auto sul lungo Dora, sono diventati normalità. E ogni tanto, come in questo caso, spuntano anche le carte di credito, i furgoncini con targa straniera e le droghe sintetiche. Il tutto nel silenzio apparente di un quartiere in bilico tra riqualificazione e abbandono.

Serve una risposta più decisa, non solo sul fronte repressivo. La sicurezza si costruisce anche con la presenza sociale, con il presidio educativo, con la rigenerazione urbana vera, non quella dei rendering. Altrimenti, dietro ogni strofinaccio nel bracciolo, potrebbe nascondersi una nuova deriva.

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