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Cronaca

Festa a Pinerolo, poi l’incubo: ragazza accusa un coetaneo di violenza sessuale

Un 29enne italiano a processo per violenza sessuale a Pinerolo, tra testimonianze e difese contrastanti

Festa a Pinerolo

Festa a Pinerolo, poi l’incubo: ragazza accusa un coetaneo di violenza sessuale.

Una festa fra amici, un clima informale, risate, musica, alcol. Poi, nel giro di pochi istanti, l’atmosfera cambia. Quella che per molti era solo una serata come tante, per una ragazza di vent’anni si è trasformata in un evento traumatico che oggi, sette anni dopo, è finito in un’aula di tribunale.

Il processo si sta celebrando davanti al Tribunale di Torino, dove è imputato un 29enne italiano, oggi residente a Londra. Secondo l’accusa, avrebbe molestato sessualmente una giovane nel corso di una festa organizzata il 28 febbraio 2018 a Pinerolo, nei pressi dell’abitazione in cui viveva all’epoca. La ragazza, oggi 27enne, si è costituita parte civile e ha affidato la propria difesa all’avvocata Francesca Bodo Corona, dello studio Avvocati 10100 Torino. A rappresentare la pubblica accusa è la pm Fabiola D’Errico, mentre l’imputato è assistito dall’avvocato Luigi Molteni, del foro di Como.

Secondo la ricostruzione contenuta nel capo d’imputazione, l’uomo avrebbe abbassato i fuseaux della ragazza, l’avrebbe baciata contro la sua volontà e le avrebbe toccato le parti intime, mentre lei lo invitava esplicitamente a smettere. Non si parla di un rapporto sessuale completo, ma di atti sessuali non consensuali, bastanti per configurare – secondo l’accusa – il reato di violenza sessuale.

Il procedimento è di natura prettamente testimoniale, come sottolineato dall’avvocata Bodo Corona, che ha annunciato l’intenzione di chiedere la trascrizione integrale delle udienze. Le prossime fasi del processo sono fissate per l’inizio di ottobre 2025.

In aula sono già stati ascoltati diversi testimoni, tra cui alcuni partecipanti alla festa. La maggior parte ha dichiarato di non essersi accorta di nulla, ma a rendere più complessa e delicata la vicenda sono state anche le parole della madre della vittima, e quelle della psicoterapeuta che seguiva la ragazza all’epoca dei fatti. È emerso infatti che la giovane soffriva di anoressia nervosa e che, in quel periodo, il suo peso era sceso a soli 35 chili, un elemento che potrebbe influenzare la valutazione sul suo stato psicofisico e sul grado di vulnerabilità in cui si trovava durante l’episodio contestato.

Particolarmente significativa anche la deposizione dell’imputato, che ha parzialmente ammesso i fatti, riconoscendo di aver toccato la ragazza e di averla baciata, ma precisando di essersi fermato prima e di non aver avuto alcuna intenzione di costringerla o di forzare la situazione. Una linea difensiva che cerca di sminuire la gravità del gesto, pur non negandolo del tutto.

Il nodo centrale resta il consenso – o meglio, l’assenza di consenso, che la parte civile e l’accusa attribuiscono al comportamento della giovane, che avrebbe ripetutamente detto di no, senza essere ascoltata. Un "no" che, se confermato, potrebbe rendere penalmente rilevanti anche atti che non sono sfociati in un rapporto completo.

L’episodio si inserisce in un contesto più ampio, che vede sempre più spesso le violenze durante feste private finire sotto la lente della magistratura. Non è raro che, in ambienti dove le relazioni sono informali e dove talvolta ci si conosce poco, si verifichino episodi di abuso minimizzati o ignorati dai presenti, ma che lasciano tracce profonde nelle vittime.

Nel caso di Pinerolo, la ragazza ha scelto di non restare in silenzio, anche se la denuncia è arrivata a distanza di tempo. Ha raccontato il proprio vissuto, ha affrontato il percorso giudiziario, e ha ottenuto il riconoscimento della propria legittimazione a costituirsi parte civile, primo passo formale per chiedere giustizia.

Il dibattimento, che si annuncia lungo e complesso, dovrà ora stabilire se l’imputato ha effettivamente agito contro la volontà della ragazza, e se il suo comportamento configuri gli estremi del reato di violenza sessuale, come sostenuto dalla Procura. Si attendono nuove testimonianze e approfondimenti, anche di carattere medico e psicologico, per chiarire il contesto, la dinamica dei fatti e il grado di consapevolezza di entrambe le parti.

In attesa della prossima udienza, la vicenda rimane un esempio emblematico delle difficoltà che ancora oggi affrontano molte donne nel denunciare molestie e abusi, specie quando avvengono in ambienti informali, tra coetanei, e in assenza di testimoni diretti. Un tema che tocca non solo la giustizia, ma anche la cultura, l’educazione al consenso e la responsabilità collettiva.

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