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Lutto

Addio a Primo Amadio: partigiano, ex consigliere, simbolo dell’antifascismo

Addio a Primo Amadio: partigiano, ex consigliere, simbolo dell’antifascismo

Addio a Primo Amadio

Si è spento a 97 anni, ma ha lasciato un’impronta destinata a durare. Lunedì mattina, nella parrocchiale gremita di San Maurizio, è stato dato l’ultimo saluto a Primo Amadio, presidente dell’Anpi locale, ex consigliere comunale e partigiano garibaldino. Una folla commossa ha accompagnato il feretro tra medaglieri dell’Anpi, bandiere della Cgil e i volti segnati dall’orgoglio e dalla gratitudine. Amadio non era solo un testimone del Novecento, ma una coscienza civile che ha continuato a parlare fino alla fine.

Nato nel 1927 a San Stino di Livenza, in provincia di Venezia, Amadio aveva conosciuto fin da piccolo il peso dell’oppressione fascista. Suo padre Giuseppe era attivo politicamente e la famiglia venne deportata a Nizza nel 1933. Tornati in patria, furono costretti a vivere nella miseria. Dopo l’8 settembre 1943, ancora giovanissimo e non ancora di leva, decise di unirsi ai garibaldini del Friuli, partecipando alla Resistenza come portaordini e staffetta, insieme alla cugina Bruna. Nel dicembre 1944, dopo una delazione, fu arrestato con lo zio Umberto, imprigionato nella caserma Manin a Venezia e sottoposto a torture con scariche elettriche. A salvarlo fu l’avvocato Giovanni Battista Gianquinto, membro del Cln veneziano, che riuscì a organizzare un’evasione corrompendo due guardie.

Nel dopoguerra tornò al lavoro nei campi e, con il padre, respinse offerte economiche da parte dei latifondisti locali che speravano di allontanarlo dall’impegno politico. Nel 1957 si trasferì in Piemonte, a San Maurizio, dove mise radici insieme alla moglie Vilma. I due formarono una famiglia solida, con quattro figli nati in Veneto e l’ultimo in Piemonte. Secondo i ricordi di amici e compagni, il legame con la moglie fu sempre profondo e sincero: Primo era solito raccontare con fierezza che non avrebbe mai cambiato quella donna con nessun’altra, considerandola “la ragazza più bella del mondo”.

A San Maurizio, Amadio divenne punto di riferimento del Pci, sedendo per oltre vent’anni nei banchi del Consiglio comunale. Ma fu soprattutto nel 1984, insieme al padre e agli amici Pino Brunetta e Felice Brunetto, che contribuì in modo decisivo alla nascita della lega locale del Sindacato Pensionati Italiani, struttura che avrebbe rappresentato un presidio importante per i diritti degli anziani. Gli ex compagni di partito hanno sottolineato come fosse sempre pronto a mettersi a disposizione, senza clamore ma con costanza, ascoltando i bisogni e cercando soluzioni concrete per chiunque gli chiedesse aiuto.

Anche negli ultimi anni, Amadio non venne meno al suo impegno: alla guida della sezione Anpi “Giuseppe Ferrero” di San Maurizio e San Francesco al Campo, ha mantenuto vivo il ricordo dei compagni caduti, difendendo i valori della Costituzione e promuovendo iniziative culturali e commemorative. La presidente della sezione, Valeria Aimaretti, ha ricordato con gratitudine il suo instancabile lavoro, sottolineando quanto la sua presenza fosse stata determinante nel trasmettere i valori dell’antifascismo alle nuove generazioni.

Commosso e personale il saluto della nipote Ilaria, che ha rievocato con dolcezza i momenti condivisi, raccontando i pomeriggi dell’infanzia, le risate, i racconti del nonno e quell’abbraccio semplice e quotidiano che resterà nella memoria.

A concludere la cerimonia, il canto corale di “Bella ciao”, intonato con emozione dai presenti al cimitero, ha reso il saluto ancora più intenso. Un inno che non è solo simbolo di una stagione passata, ma la testimonianza viva di un uomo che ha fatto della coerenza, del coraggio e della giustizia la bussola di tutta la sua esistenza.

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