Cerca

Cronaca

Minaccia di darsi fuoco col figlio in braccio. Mirafiori Sud, 26enne cosparso di benzina bloccato dai carabinieri

Torino, quartiere Mirafiori Sud: un dramma sfiorato tra minacce di fuoco e violenza domestica, risolto dal coraggio e dall'intervento dei carabinieri

Minaccia di darsi fuoco

Minaccia di darsi fuoco col figlio in braccio. Mirafiori Sud, 26enne cosparso di benzina bloccato dai carabinieri

Un dramma sfiorato, una famiglia spezzata e una comunità sotto shock. È successo a Torino, nel quartiere Mirafiori Sud, dove un muratore italiano di 26 anni ha minacciato di darsi fuoco con in braccio il figlio di appena quattro anni, nel cortile di un condominio popolare. Un gesto disperato e violento, nato dall’incapacità di accettare la fine del matrimonio con la sua ex compagna e la presenza di un nuovo compagno nella vita della donna. Solo l’intervento tempestivo dei carabinieri ha evitato la tragedia.

Erano da poco passate le 20 di martedì 1° luglio 2025, quando l’uomo si è presentato nel piazzale di un palazzo del quartiere, impugnando un accendino e con addosso benzina, versata su sé stesso e, secondo quanto riferito dai testimoni, anche sul bambino. La scena ha paralizzato chi era presente, mentre la madre del piccolo cercava in tutti i modi di calmarlo, di farlo desistere. In un attimo cruciale, approfittando di un momento di distrazione, è riuscita a colpire l’accendino facendolo cadere, impedendo che la minaccia si trasformasse in un rogo.

A quel punto, i carabinieri del nucleo radiomobile, già allertati e presenti con più pattuglie, sono intervenuti con decisione, immobilizzando l’uomo e strappando il bambino al pericolo imminente, per riconsegnarlo subito alla madre. L’uomo è stato arrestato sul posto e trasferito in carcere in stato di fermo, mentre la donna è stata accompagnata in ospedale per le cure a una ferita al braccio, subita nel tentativo di difendersi.

Ma quello che è accaduto martedì è solo l’apice di una spirale di violenza che andava avanti da mesi. La donna, 38 anni, aveva messo fine alla relazione a gennaio, ma da allora la sua vita era diventata un incubo quotidiano. Solo due giorni prima, il 29 giugno, l’uomo si era presentato sotto casa sua minacciando di buttarsi dal ballatoio. Era stato bloccato dalla polizia e condotto in ospedale per un controllo psichiatrico, ma la misura non è evidentemente bastata. Pochi giorni dopo è tornato, più aggressivo di prima.

Martedì pomeriggio, prima della minaccia con il bambino, aveva già dato segnali allarmanti: ha cosparso di benzina il furgone del nuovo compagno della ex, cercando poi di aggredirlo con un bastone. In quella stessa circostanza, la donna è intervenuta per difendere l’uomo e ha riportato un colpo al braccio. Una dinamica che dimostra un’escalation incontrollata, culminata nel tentativo di utilizzare il figlio come strumento di ricatto e violenza estrema.

Fondamentale, in questa drammatica vicenda, è stato l’intervento di un altro figlio della donna, avuto da una precedente relazione, che ha chiamato il 112 nel momento più delicato. Un gesto coraggioso e risolutivo, che ha permesso alle forze dell’ordine di arrivare sul posto in tempo. La Procura di Torino ha aperto un fascicolo e l’uomo resta in stato di arresto. Si profila per lui l’accusa di tentato omicidio, oltre a maltrattamenti in famiglia e resistenza a pubblico ufficiale.

Nel quartiere, la vicenda ha lasciato un segno profondo. Non solo per la spettacolarità drammatica della scena, avvenuta in un piazzale aperto, davanti ad altri residenti e bambini. Ma anche perché ripropone con forza il problema, troppo spesso sottovalutato, della violenza relazionale, dei comportamenti persecutori e della difficoltà, per molte donne, di ottenere una protezione efficace e duratura.

In questo caso, il pronto intervento delle forze dell’ordine ha evitato il peggio. Ma la minaccia era concreta. Un uomo disperato, ma anche lucido nel preparare la scena e nel caricare su di sé e su un bambino piccolo il peso di una vendetta emotiva contro la ex compagna. È l’ennesimo episodio che mostra come la rottura di un legame affettivo possa trasformarsi in un detonatore di violenza. E come la tutela delle donne, e dei minori, debba passare anche da una maggiore attenzione agli allarmi lanciati prima che sia troppo tardi.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori