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Cronaca
03 Luglio 2025 - 09:46
Gare truccate, appalti pilotati e mazzette sui lavori nelle carceri
Un appalto truccato può valere milioni. Soprattutto se riguarda i lavori nei penitenziari italiani, dove la trasparenza amministrativa dovrebbe essere garantita da controlli rigidissimi. E invece, secondo la Procura di Milano, qualcosa si è rotto. Al centro di una nuova inchiesta per corruzione, turbativa d’asta e falso ideologico, c’è un ingegnere in servizio presso il Provveditorato regionale per la Lombardia – Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ruolo chiave in quanto progettista e direttore dei lavori in alcuni istituti di pena tra Lombardia e Veneto.
Le indagini, coordinate dai pubblici ministeri Giovanna Cavalleri e Giancarla Serafini, hanno portato nella mattinata del 3 luglio a una vasta operazione condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Milano. Perquisizioni sono state eseguite in tutta Italia, con acquisizione di documenti anche presso gli uffici del Provveditorato lombardo, dove sarebbero avvenute parte delle condotte contestate. I riflettori si accendono su quattro istituti penitenziari, tre dei quali si trovano in Lombardia, uno in Veneto.
Tre gli indagati principali: oltre all’ingegnere tuttora in servizio, compare anche un ex funzionario del Provveditorato, e il rappresentante legale di un’impresa edile che avrebbe ottenuto l’appalto in cambio di mazzette. Secondo la ricostruzione provvisoria degli inquirenti, i tre avrebbero agito in concerto per pilotare gare d’appalto, falsificare documentazione tecnica e piegare i bandi pubblici a interessi privati, alterando le regole della concorrenza. In cambio, denaro contante o altre utilità.
Appalti truccati
Il sospetto, tutt’altro che leggero, è che una rete di favori e aggiustamenti si sia instaurata attorno ai lavori di manutenzione, ristrutturazione e adeguamento normativo di strutture carcerarie, settori dove i fondi pubblici sono ingenti, ma spesso poco visibili. I dettagli delle gare d’appalto non sono ancora stati resi noti, ma gli inquirenti ipotizzano che le violazioni non si limitino a un solo episodio, bensì facciano parte di un sistema consolidato.
Non è la prima volta che il Provveditorato regionale lombardo finisce nel mirino per la gestione opaca degli appalti nel settore penitenziario. L’ufficio ha un ruolo fondamentale: pianifica, progetta, approva e sorveglia lavori nei carceri, dagli interventi di sicurezza fino alla semplice manutenzione delle celle o alla costruzione di nuove sezioni detentive. Una mole di interventi che, negli ultimi anni, è cresciuta grazie ai fondi straordinari messi a disposizione dallo Stato per combattere il sovraffollamento e migliorare le condizioni strutturali delle prigioni.
Il punto critico dell’inchiesta riguarda proprio l’utilizzo improprio della funzione pubblica: secondo la Procura, chi avrebbe dovuto garantire imparzialità e trasparenza, avrebbe invece favorito l’assegnazione dei lavori a ditte “amiche”, in un meccanismo truccato in partenza. Se l’ipotesi venisse confermata, saremmo davanti a un sistema in cui la corruzione si annida proprio dove si pretende rigore, ossia negli appalti per lo Stato in un ambito delicatissimo come quello carcerario.
Le perquisizioni, estese su scala nazionale, hanno lo scopo di raccogliere prove materiali, email, fatture, atti amministrativi e flussi finanziari che possano confermare la natura illecita dei rapporti tra pubblico e privato. I finanzieri stanno analizzando in particolare i criteri di assegnazione, la conformità dei documenti tecnici, la tracciabilità dei pagamenti e l’eventuale presenza di fondi neri.
L’indagine è ancora nella fase iniziale, ma il quadro emerso è già pesante. Un settore, quello dell’edilizia penitenziaria, che avrebbe dovuto essere esempio di legalità, si rivela invece potenzialmente inquinato da interessi privati e scambi corruttivi. Il timore, come spesso accade in queste indagini, è che il numero degli indagati possa crescere nei prossimi mesi, man mano che verranno analizzati gli appalti sospetti.
Nel frattempo, l’attenzione rimane altissima anche a livello politico. Le carceri italiane vivono da anni una condizione di emergenza cronica. E sapere che anche i soldi pubblici destinati a migliorarle possano essere finiti nelle mani sbagliate, alimenta un senso diffuso di sfiducia nelle istituzioni. La giustizia ora dovrà fare il suo corso, ma una cosa è certa: la trasparenza non è mai negoziabile, soprattutto quando si tratta di servire lo Stato.
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