AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
03 Luglio 2025 - 00:21
La sindaca Sonia Cambursano
“Buongiorno, la Pro Loco di Strambino dal giorno 1 luglio non avrà più la possibilità di utilizzare il magazzino annesso al Salone Polifunzionale Domenico Martelli. Per questo motivo chiediamo se c’è qualcuno che possa avere uno spazio al coperto, da mettere a disposizione gratuitamente o previo modica cifra, per poter depositare provvisoriamente la nostra attrezzatura.
La Pro Loco di Strambino ringrazia..!!”
Con queste righe asciutte, affidate a un post su Facebook lo scorso 21 giugno, la Pro Loco di Strambino ha annunciato la fine di un’epoca. Dal 1° luglio non solo ha perso l’uso del magazzino annesso, ma ha dovuto lasciare anche il Salone Polifunzionale Domenico Martelli, recentemente ristrutturato con 500mila euro di fondi pubblici. Dopo oltre vent’anni di gestione volontaria, il Comune ha deciso di riprendersi tutto. Chiavi comprese.
A oggi, 3 luglio, l’associazione è ufficialmente fuori da quegli spazi. E la domanda che campeggia ancora in rete, rivolta a cittadini e associazioni, è semplice quanto amara: “ci date un posto dove mettere le nostre cose?”
La situazione è surreale: un gruppo di cittadini che per anni ha lavorato gratuitamente per il bene del paese – organizzando eventi, feste, incontri, momenti culturali – oggi si ritrova senza una sede, senza un tetto, costretto a chiedere ospitalità per salvare la propria attrezzatura.
Non si tratta di capricci, né di polemiche sterili. Si tratta di scelte. Scelte amministrative che, invece di valorizzare il volontariato, lo soffocano. La Pro Loco ha deciso di non rinnovare la convenzione non per mancanza di volontà, ma per l’impossibilità di accettare un bando pubblico costruito come se si trattasse di una gara d’appalto. Clausole e richieste che avrebbero trasformato un’associazione senza fini di lucro in una sorta di gestore professionale: vigilanza, dotazioni sanitarie, cauzioni, responsabilità civili. Tutto a carico dei volontari. Con in cambio un contributo annuo da 5.000 euro e la solita retorica sulla “valorizzazione delle realtà locali”.
Ma la Pro Loco non è una cooperativa, non è una ditta, non è una società di servizi. È fatta da cittadini che, dopo il lavoro, si rimboccano le maniche per allestire una sagra, accendere una piazza, regalare una serata alla comunità. Trattarli come se fossero imprese da mettere sotto contratto è un errore culturale, prima ancora che politico.
Un Comune che crede nel valore del volontariato dovrebbe fare di tutto per agevolarlo. Dovrebbe togliere ostacoli, non piazzarne di nuovi. E invece, a Strambino, si è deciso di complicare, irrigidire, formalizzare. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: i volontari se ne vanno. E il salone, pur bellissimo dopo la ristrutturazione, rischia di rimanere chiuso. In attesa di un “progetto di gestione” che, a questo punto, sa tanto di vuoto a perdere.
Quello che fa più male, oggi, è vedere chi ha dato tanto dover chiedere così poco: un tetto, anche provvisorio, dove mettere le sedie e i tavoli delle feste. E sapere che, nonostante tutto, lo fanno con dignità, senza urlare, senza accusare, con la sola forza delle mani che hanno sempre lavorato.
A Strambino si è ristrutturato un salone. Ma nel frattempo si è smontato, pezzo dopo pezzo, il tessuto vivo della comunità. E non basterà un bando, né un comunicato, per ricostruirlo.
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.