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Cronaca

Askatasuna: “Nessuna prova di associazione a delinquere”. I giudici si pronunciano

Il tribunale di Torino assolve dall'accusa di associazione a delinquere, ma infligge 18 condanne per reati singoli. “Nessuna egemonia sugli scontri”

Askatasuna: “Nessuna prova di associazione a delinquere”

Askatasuna: “Nessuna prova di associazione a delinquere”. I giudici si pronunciano

Nessuna associazione per delinquere, nessun controllo centralizzato sulle manifestazioni, né tantomeno una regia unitaria delle proteste in Val di Susa o a Torino. Con queste motivazioni, pubblicate il 2 luglio 2025, il Tribunale di Torino ha motivato l’assoluzione dall’accusa più pesante per gli attivisti del centro sociale Askatasuna, imputati in un processo lungo e complesso, conclusosi a marzo con 18 condanne per singoli episodi, ma nessun riconoscimento del reato associativo.

Il procedimento era il frutto di una lunga e articolata inchiesta della Digos, sostenuta in aula dalla Procura torinese, che puntava a dimostrare l’esistenza, all’interno del centro sociale, di un gruppo stabile e organizzato finalizzato alla commissione di reati in occasione di manifestazioni pubbliche, cortei e proteste, in particolare nel contesto No Tav.

Ma secondo i giudici, quella tesi non regge. La sentenza, pur riconoscendo la responsabilità penale individuale per alcune condotte, smentisce la ricostruzione unitaria presentata dall’accusa. Gli elementi raccolti – si legge nelle motivazioni – in parte non sono stati confermati, in parte sono stati smentiti e in parte ancora sono stati ritenuti irrilevanti ai fini della prova del reato associativo.

Nessuna prova, insomma, che Askatasuna costituisse un sodalizio criminale, né che i suoi membri fossero in grado di esercitare egemonia o direzione strategica su fenomeni collettivi come gli scontri di piazza o gli attacchi al cantiere Tav. Un passaggio chiave del dispositivo sottolinea che “la circostanza è stata esclusa da tutte le aggregazioni sociali che, insieme agli imputati, hanno organizzato quelle manifestazioni”. Per i giudici, ciò dimostra come le proteste non fossero frutto di una guida unica, ma il risultato di azioni collettive e autonome, spesso coordinate in modo fluido e senza una leadership formalizzata.

Il centro sociale Askatasuna, attivo a Torino fin dalla fine degli anni Novanta dopo l’occupazione di una palazzina abbandonata in corso Regina Margherita, è da sempre considerato un punto di riferimento per i movimenti autonomi, ed è stato al centro di numerose indagini per la sua partecipazione a manifestazioni ad alta tensione, soprattutto legate alla lotta No Tav in Val di Susa.

La sentenza di marzo aveva già destato scalpore per l’assoluzione collettiva sul reato di associazione per delinquere, ma mancavano le motivazioni. Ora, con il deposito del testo completo, appare chiaro che per il tribunale non c’è stata la prova né della stabilità né della struttura organizzativa criminosa, requisiti fondamentali per contestare il reato previsto dall’articolo 416 del Codice penale.

Il centro sociale Askatasuna

Restano in piedi, invece, le 18 condanne per episodi specifici, legati a singoli momenti di disordine pubblico, resistenza o danneggiamento. Reati circoscritti, privi però – secondo i giudici – di un legame organico e continuativo tra i soggetti coinvolti.

Questa decisione rappresenta un colpo al cuore della strategia giudiziaria portata avanti dalla Procura di Torino, che da anni cerca di inquadrate alcune realtà antagoniste cittadine sotto il profilo associativo, con l’intento di decostruirne il radicamento politico e sociale.

La sentenza – che sarà certamente oggetto di ricorso in appello – rilancia anche il dibattito politico. Già a giugno, la Regione Piemonte aveva annunciato una “legge anti-Askatasuna” in versione soft, per evitare frizioni con il Comune di Torino. E lo scorso 12 giugno il TAR aveva respinto il ricorso di Fratelli d’Italia contro la gestione condivisa dello spazio occupato, con il sindaco Lo Russo che si era detto soddisfatto del verdetto.

Ora, con queste motivazioni, la posizione di Askatasuna esce rafforzata, almeno sul piano giudiziario. Resta da vedere se e come la Procura vorrà ripresentare le sue tesi in secondo grado. Intanto, il primo round lo ha vinto il centro sociale. E la giustizia, per il momento, ha escluso che dietro la sigla Askatasuna si nascondesse un’associazione criminale.

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