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Cronaca

Uccide la moglie e si toglie la vita. Tragedia a Rivalta e Avigliana, si indaga sul femminicidio

Ritrovato il corpo di una donna in un appartamento di Rivalta, indagini in corso per sospetto femminicidio

Tragedia a Rivalta

Tragedia a Rivalta: sospetto femminicidio scuote la comunità torinese

Una giornata qualunque, giovedì 26 giugno 2025, si è trasformata in un incubo per la comunità di Rivalta, nel Torinese. Nel pomeriggio, il corpo senza vita di una donna di circa 50 anni è stato ritrovato all’interno del suo appartamento in via XXV Aprile, al secondo piano di una palazzina poco distante dal centro storico. A dare l’allarme è stato il figlio della coppia, preoccupato per il silenzio e l’assenza della madre. Poco dopo, a diversi chilometri di distanza, nel Lago Grande di Avigliana, veniva recuperato un secondo corpo: quello del marito, 55 anni, scomparso dopo essersi tuffato in acqua.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Torino e condotte dai carabinieri, si stanno concentrando sull’ipotesi di un femminicidio seguito da suicidio. Secondo alcuni testimoni, l’uomo sarebbe arrivato al lago, si sarebbe tolto la maglietta e poi si sarebbe gettato in acqua senza più emergere. I sommozzatori e i vigili del fuoco, intervenuti con tempestività, non hanno potuto far altro che recuperare il corpo privo di vita. La conferma dell’identità ha fatto scattare il collegamento tra i due eventi.

La dinamica dei fatti è ancora in fase di accertamento, ma i primi riscontri investigativi delineano uno scenario drammatico e purtroppo noto: violenza domestica culminata in tragedia, con l’uccisione della compagna seguita da un gesto estremo. Nessuna denuncia precedente, nessun allarme registrato dalle forze dell’ordine: come spesso accade, il silenzio ha preceduto la violenza.

In casa non sono stati rilevati segni di effrazione, e secondo fonti vicine all’indagine, sul corpo della donna sarebbero presenti evidenti segni compatibili con un’aggressione. Sarà l’autopsia a stabilire l’esatta causa del decesso, ma già da ora gli inquirenti si muovono nel perimetro di un femminicidio consumato con brutalità e chiuso da un gesto disperato da parte del presunto autore.

Questa vicenda, tanto sconvolgente quanto simile ad altre, riaccende i riflettori su un fenomeno che in Italia continua a mietere vittime. Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio nazionale Non Una Di Meno, nel solo 2025 sono già stati registrati 40 femminicidi nel Paese. Numeri che non rappresentano solo statistiche, ma vite spezzate, spesso in contesti in cui la violenza si consuma tra le mura di casa, in silenzio, nella solitudine delle relazioni tossiche.

La politica e le istituzioni continuano a proclamare l’urgenza di intervenire, ma i fatti dimostrano quanto ci sia ancora da fare. Servono fondi, strumenti, educazione, prevenzione, e soprattutto una cultura capace di riconoscere la violenza di genere non solo quando è troppo tardi. Non bastano le parole o le commemorazioni occasionali: occorrono azioni concrete, un impegno collettivo, capillare, che coinvolga scuole, centri antiviolenza, servizi sanitari, magistratura e forze dell’ordine.

Chi si trova in una situazione di rischio o conosce qualcuno che potrebbe essere in pericolo deve sapere che esistono risorse a disposizione. In Italia, il numero verde 1522, attivo 24 ore su 24, offre ascolto, assistenza e supporto alle vittime di violenza e stalking. È gratuito e anonimo, raggiungibile da rete fissa e mobile. È un primo passo verso la salvezza.

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