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Cronaca
01 Luglio 2025 - 12:40
Brucia l'auto del rivale, non accettava la fine della relazione. Scatta il braccialetto elettronico. Immagine di repertorio
Un altro episodio di violenza legata a una relazione finita male scuote il territorio del Casalese, dove un giovane di 24 anni è stato denunciato dai carabinieri di Casale Monferrato con l’accusa di incendio doloso e atti persecutori. Secondo quanto emerso dalle indagini, il ragazzo avrebbe dato fuoco all’auto del nuovo compagno della sua ex, in un gesto che va ben oltre la gelosia e si configura come un atto persecutorio vero e proprio.
L’episodio è avvenuto nei giorni scorsi, e non è rimasto senza conseguenze. Dopo aver accertato le responsabilità, l’autorità giudiziaria ha emesso nei confronti del 24enne una misura cautelare di divieto di avvicinamento alla ex compagna, accompagnata dall’applicazione del braccialetto elettronico, dispositivo che consente alle forze dell’ordine di monitorare eventuali spostamenti sospetti e garantire alla vittima un livello minimo di tutela.
La vicenda non è isolata, ma si inserisce in un contesto ben più ampio di violenza relazionale e comportamenti ossessivi che sempre più spesso degenerano in episodi concreti di pericolo. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, il gesto del 24enne non sarebbe stato un’azione impulsiva, ma un’escalation di comportamenti persecutori nei confronti della ex compagna e del suo attuale partner. Una rabbia mai sopita, che ha trovato sfogo in un atto violento e simbolico come l’incendio dell’auto: un modo per colpire non solo economicamente, ma anche emotivamente.
Le indagini hanno permesso di raccogliere elementi chiari e convergenti sulla responsabilità del giovane, tanto da spingere la procura ad agire con urgenza. Non si è trattato, dunque, di una semplice denuncia, ma di un provvedimento concreto di contenimento del rischio, attraverso uno degli strumenti più efficaci e sempre più diffusi nella gestione dei casi di violenza di genere e atti persecutori: il braccialetto elettronico.
Questo dispositivo consente un controllo costante dei movimenti dell’indagato e permette di verificare in tempo reale se dovesse violare il perimetro imposto dal divieto di avvicinamento. In caso di trasgressione, il sistema può attivare l’intervento immediato delle forze dell’ordine, evitando che una semplice misura amministrativa si trasformi in un foglio inutile.
La vicenda di Casale riporta all’attenzione il tema della sicurezza delle donne e delle persone oggetto di persecuzione dopo una separazione o una rottura sentimentale. Non si tratta, come purtroppo ancora si tende a minimizzare, di “litigi tra ex” o di “sbandamenti momentanei”, ma di comportamenti pericolosi e ripetuti, che vanno riconosciuti e fermati per tempo.
Nel caso specifico, non si sono registrati danni fisici alla ex compagna, ma il gesto dimostra una volontà distruttiva chiara, un’intenzione di colpire, vendicarsi, punire. Dinamiche che rientrano a pieno titolo nel codice della violenza psicologica e relazionale, e che troppo spesso sfuggono all’attenzione pubblica fino a quando non è troppo tardi.
Il dato preoccupante è che questi comportamenti si moltiplicano anche nei piccoli centri, dove il controllo sociale dovrebbe essere più efficace, ma dove invece spesso il silenzio, la sottovalutazione o la difficoltà a denunciare rendono tutto più complicato.
Il caso di Casale Monferrato mostra invece un intervento rapido ed efficace delle forze dell’ordine, che hanno saputo agire in tempi brevi, dando un segnale chiaro: la violenza, anche se non fisica, non sarà tollerata. E chi perseguita un ex partner non troverà più alcuno spazio d’impunità.
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