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Cronaca

Cinque ore nel dirupo: cade con l’auto a Castelmagno, salvata nella notte

Una 42enne precipita in un dirupo a Castelmagno, salvata grazie alla tecnologia e al coraggio dei soccorritori

Cinque ore nel dirupo

Cinque ore nel dirupo: cade con l’auto a Castelmagno, salvata nella notte (foto archivio)

Un tratto impervio, una svolta mancata e poi il volo nel buio. È durata cinque interminabili ore la discesa nell’incubo di una donna di 42 anni, residente in Valle Grana, precipitata nella serata di mercoledì con la sua Fiat Panda lungo una scarpata di trenta metri a Castelmagno, in provincia di Cuneo. Un incidente avvenuto in una zona isolata, tra la vegetazione fitta e i dirupi rocciosi della borgata Chiappi, che solo per una serie di circostanze favorevoli non si è trasformato in tragedia.

La serata sembrava procedere come tante, mentre la donna si dirigeva verso la borgata, forse per raggiungere amici o rientrare a casa. Poi, all’improvviso, l’uscita di strada. Un margine invisibile nell’oscurità, una curva presa male o forse l’asfalto reso instabile da qualche smottamento. L’auto è uscita di carreggiata e ha iniziato a rimbalzare tra gli alberi e le rocce, fermandosi dopo un volo di decine di metri. Un impatto violentissimo che ha sventrato la Panda e lasciato la donna ferita e sola, incastrata nel bosco, in una delle zone più remote del comune montano.

Nonostante i traumi – si sospetta una frattura al bacino e una alla mano – la 42enne è riuscita a uscire dall’abitacolo. Non ha però potuto risalire: il terreno era troppo ripido e instabile. Così è rimasta ferma, nell’oscurità e nel freddo, in attesa di soccorsi. Ha chiamato aiuto, ma nessuno poteva sentirla. Le ore sono passate lente, mentre in alto la notte inghiottiva il pendio.

A lanciare l’allarme è stato il padre della donna, allarmato dal mancato rientro della figlia. Erano circa le 23 quando ha contattato le forze dell’ordine. Da quel momento è partita una corsa contro il tempo, tra la speranza e la paura di non arrivare in tempo. Fondamentale, in questo frangente, è stato l’utilizzo della geolocalizzazione del cellulare, che ha permesso ai carabinieri di restringere l’area di ricerca e indicare un punto probabile ai soccorritori.

Sul posto si sono mossi rapidamente i tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese, insieme ai Vigili del Fuoco. Si sono calati con corde e fari nel buio del dirupo, cercando indizi, rumori, segni. E a guidarli è stato proprio il lamento della donna, ancora viva, che si faceva strada nel silenzio della notte. Per raggiungerla è stato necessario disboscare una parte della zona, tagliare rami e creare un sentiero di fortuna. L’intervento è proseguito per ore, in condizioni difficili e con l’incognita dello stato di salute della ferita.

Alle sei del mattino il sollievo: la donna è stata raggiunta, immobilizzata su una barella e trasportata a valle. Ad attenderla, un’ambulanza che l’ha condotta al pronto soccorso. Le sue condizioni, pur serie, non sono critiche. Si trova ora ricoverata per accertamenti e osservazione. Ha riportato traumi importanti ma è fuori pericolo, grazie a una combinazione di sangue freddo, determinazione personale, tempestività dei familiari e sinergia tra tecnologie e soccorritori.

Quella che poteva essere l’ennesima tragedia della montagna si è trasformata in una storia di salvataggio e competenza. Una vicenda che richiama, ancora una volta, l’importanza della prudenza nella guida su strade alpine e dell’utilizzo di strumenti come la geolocalizzazione, sempre più centrali nelle operazioni di soccorso.

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