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Cronaca

Mistero a Torino: uomo cinese trovato con tagli alla gola e politraumi

Un cittadino cinese gravemente ferito, indagini in corso per chiarire le dinamiche dell'incidente

Mistero a Torino

Mistero a Torino: uomo cinese trovato con tagli alla gola e politraumi

Una scena surreale ha paralizzato la mattina di martedì 25 giugno nel quartiere Nizza Millefonti a Torino. All’angolo tra via Genova e via Tepice, un uomo di origini cinesi è stato trovato riverso sull’asfalto, con una profonda ferita alla gola e diversi traumi compatibili con una caduta dal primo piano. I soccorritori del 118 lo hanno trasportato d’urgenza al CTO, dove è intubato in prognosi riservata.

Il quartiere, noto per la sua densità abitativa e la vicinanza con alcuni dei principali presidi sanitari torinesi, è piombato in una sospensione angosciosa, tra curiosità, paura e incertezza. Via Tepice, una delle arterie riqualificate con progetti di moderazione del traffico, è stata transennata per ore. A lavorare sul caso c’è la Squadra Mobile, che, fin da subito, non ha escluso nessuna pista, nemmeno quella del gesto volontario. Tuttavia, al momento, nessuno degli altri occupanti dell’appartamento da cui si sospetta sia avvenuta la caduta avrebbe assistito direttamente alla scena.

Un dettaglio inquietante, però, ha colpito gli inquirenti: la ferita al collo dell’uomo, che lascia spazio anche all’ipotesi di un’aggressione. La lama potrebbe essere stata brandita da qualcuno con cui la vittima ha avuto un confronto, o – come ipotizza un'altra pista ancora aperta – potrebbe trattarsi di un gesto autolesionistico particolarmente violento. La polizia sta passando al setaccio le telecamere di sorveglianza e le testimonianze raccolte sul posto, nel tentativo di ricostruire la cronologia precisa degli eventi.

Questo episodio non è isolato. Solo poche ore prima, in via Cernaia, un trentenne ha tentato di togliersi la vita gettandosi da un palazzo, salvato miracolosamente dai cavi della linea tranviaria. Due episodi drammatici che interrogano le istituzioni, ma anche le comunità locali, su un problema che non fa rumore ma devasta: il malessere psicologico in ambito urbano.

Secondo l’ISTAT, nel 2021 in Italia si sono registrati 3.934 suicidi, un dato che resta stabile ma che nasconde storie di solitudine e disperazione. I quartieri come Nizza Millefonti, densi, complessi, multietnici, rappresentano microcosmi urbani dove il disagio può facilmente passare inosservato, incistandosi nel silenzio.

Molti degli episodi più tragici non emergono sui giornali, ma chi lavora nelle emergenze sanitarie e sociali racconta di numeri in crescita. Depressione, isolamento, mancanza di accesso ai servizi o difficoltà linguistiche sono tutti fattori di rischio in aree dove la coesione sociale è fragile e i rapporti tra vicini spesso inesistenti.

L’episodio di via Tepice è anche una fotografia cruda di come le città moderne possano diventare ostili, soprattutto per chi si trova senza reti familiari o assistenziali. In casi come questo, diventa centrale il ruolo di servizi come Telefono Amico (0223272327), Samaritans (06 77208977) o il numero unico per le emergenze 112, che spesso rappresentano l’unico appiglio immediato per chi è sull’orlo del baratro.

Torino, in particolare, ha investito negli ultimi anni in progetti di inclusione e supporto psicologico tramite ASL e centri d’ascolto, ma la domanda continua a superare l’offerta, e le attese per una visita specialistica possono superare i tre mesi. Un tempo inaccettabile per chi sta combattendo con pensieri suicidi.

Intanto, nel quartiere, l’eco della sirena dell’ambulanza e l’immagine di quel corpo esanime sulla strada continuano a rimbalzare tra i palazzi. C’è chi parla di un uomo tranquillo, altri sostengono che si trattasse di un lavoratore regolare, forse impiegato in un ristorante. Nessuno sa davvero cosa sia successo, ma tutti sentono che qualcosa, in quella mattina qualunque, si è incrinato.

La comunità di Nizza Millefonti aspetta risposte, mentre la città intera è chiamata a riflettere su come intercettare prima il disagio, su come costruire quartieri che ascoltano, non solo che ospitano. Le indagini continuano, ma quella ferita al collo, profonda e misteriosa, è diventata il simbolo inquietante di un male più grande, che spesso si insinua tra le crepe del cemento.

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