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Cronaca
23 Giugno 2025 - 10:14
Torino, giovane bengalese segregato e picchiato per giorni riesce a fuggire: arrestati i due aguzzini
È riuscito a liberarsi con uno sforzo disperato, sfruttando un momento di assenza dei suoi aguzzini. Scalzo e ferito, si è trascinato fino al cortile chiedendo aiuto. Così un giovane bengalese di 29 anni ha interrotto l’incubo che stava vivendo da giorni in un appartamento del quartiere Aurora, a Torino. All’interno di quelle mura era stato sequestrato, picchiato, derubato e minacciato di morte da due uomini di origine pakistana.
I due – uno residente a Torino, l’altro a Verbania, di 30 e 34 anni – sono stati arrestati dalla polizia con le accuse gravissime di sequestro di persona, rapina, tentata estorsione, tentato omicidio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il tutto si sarebbe consumato tra le stanze di un alloggio in corso Brescia 5, nel cuore di un quartiere spesso al centro delle cronache per episodi legati al degrado e a tensioni sociali.
Il ragazzo, arrivato in Italia con il sogno di un lavoro e un futuro dignitoso, aveva inizialmente trovato accoglienza proprio presso quei connazionali asiatici che, dopo alcune settimane, si sarebbero trasformati nei suoi persecutori. L’ospitalità, secondo quanto emerso dalle sue dichiarazioni, sarebbe durata circa un mese. Poi, all’improvviso, la situazione sarebbe degenerata.
Il giovane ha raccontato di essere stato legato mani e piedi, colpito ripetutamente, minacciato e derubato dei 400 euro che aveva messo da parte grazie a lavoretti saltuari. Quella somma, che intendeva inviare alla famiglia in Bangladesh, gli sarebbe stata sottratta con la forza. Ma non solo: i due uomini gli avrebbero intimato di convincere i parenti a inviare altro denaro, minacciandolo di “sparizione” in caso contrario.
Secondo gli inquirenti, l’obiettivo degli arrestati sarebbe stato quello di costruire una falsa narrazione di debito. L’idea – secondo quanto riferito dalla vittima – era far credere alla famiglia che il figlio, una volta arrivato in Italia, avesse contratto un debito da saldare. Un ricatto che avrebbe permesso loro di ottenere nuovi soldi, con la forza e con la paura.
Il piano però è fallito. Approfittando di un momento in cui i suoi sequestratori non erano in casa, il giovane è riuscito a liberarsi dai legacci e a scendere nel cortile del condominio. Le sue condizioni fisiche e psicologiche, benché provate, gli hanno permesso di chiedere aiuto a voce alta. Qualcuno ha avvertito la polizia. In pochi minuti, una volante è arrivata sul posto. Il ragazzo ha raccontato tutto agli agenti, li ha accompagnati all’appartamento, dove i poliziotti si sono appostati in attesa del rientro degli aggressori. Quando i due sono tornati, sono stati fermamente bloccati e arrestati.
Dopo il salvataggio, la vittima è stata portata al pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni Bosco, dove è stata sottoposta a controlli. Le sue condizioni non hanno richiesto ricovero, ed è stato dimesso dopo poche ore. Ma sul piano psicologico, la ferita resta profonda.
L’indagine è ancora in pieno svolgimento. Restano molti punti da chiarire: la natura precisa del legame tra i tre uomini, il motivo per cui il bengalese abbia accettato quell’ospitalità, e l’eventuale coinvolgimento di altri soggetti. La polizia sta vagliando anche la posizione dell’inquilino titolare del contratto e la provenienza dell’appartamento.
Il caso, per quanto circoscritto, si inserisce in un contesto più ampio di fragilità sociale e tensioni comunitarie. I rapporti tra le comunità del Bangladesh e del Pakistan, pur convivendo da anni in molte città italiane, non sono sempre pacifici. Un’eredità storica che affonda le radici nel 1971, anno della sanguinosa guerra di indipendenza del Bangladesh, allora parte del Pakistan orientale, che causò milioni di morti e lasciò una frattura profonda nei rapporti bilaterali. Ancora oggi, le diffidenze e le rivalità tra membri delle due nazionalità si manifestano anche nei contesti migratori, dove la mancanza di tutele e la precarietà acuiscono ogni tensione.
Il quartiere Aurora, in questo scenario, continua a essere un punto nevralgico. Crocevia di integrazione e marginalità, ha visto negli ultimi anni un aumento di episodi legati a occupazioni abusive, spaccio, risse e maltrattamenti. Le autorità promettono controlli più serrati, ma la difficoltà di gestione di certi contesti abitativi, sommata alla fragilità giuridica dei migranti, rende complessa qualsiasi azione di prevenzione.
Per ora, la prontezza del giovane bengalese ha evitato il peggio. Ma la sua vicenda lascia emergere ancora una volta la vulnerabilità estrema in cui possono trovarsi molti stranieri soli, senza punti di riferimento, facile preda di abusi e sopraffazioni.
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