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Cronaca

Illeciti in un commissariato torinese: cinque condanne e un'assoluzione

Tre anni e cinque mesi al sostituto commissario De Simone, figura chiave del processo. Assolta la vicequestore Rolando: «non ha commesso il fatto»

Illeciti in un commissariato torinese

Illeciti in un commissariato torinese: cinque condanne e un'assoluzione a Torino (immagine di repertorio)

Cinque condanne e un’assoluzione hanno chiuso oggi, martedì 18 giugno 2025, il processo per una vicenda che aveva scosso la struttura del commissariato Dora Vanchiglia a Torino. I fatti risalgono al 2020, quando emersero una serie di presunte operazioni illecite commesse da alcuni agenti in servizio presso quella sede.

La figura centrale dell’inchiesta è risultata essere il sostituto commissario Roberto De Simone, per il quale il tribunale ha stabilito una condanna a 3 anni e 5 mesi di reclusione. A suo carico, secondo l’accusa, vi erano violazioni sistematiche di procedure interne e presunti abusi nella gestione di atti e controlli, che sarebbero stati compiuti con la collaborazione di altri agenti poi finiti sul banco degli imputati.

I giudici hanno inflitto altre quattro condanne, comprese tra 1 anno e 4 mesi e 3 anni e 10 mesi, a poliziotti di grado inferiore che avevano ricoperto ruoli attivi nei comportamenti contestati.

Immagine di repertorio

A uscire completamente assolta è invece la vicequestore Alice Rolando, all’epoca dirigente del commissariato, che si è vista riconoscere dal tribunale la totale estraneità ai fatti. La formula dell’assoluzione è netta: «per non aver commesso il fatto». La sua posizione era stata tenuta sotto osservazione fin dall’inizio, ma già nel corso del dibattimento era emerso come non avesse partecipato direttamente né avesse avuto consapevolezza delle condotte dei sottoposti.

Il procedimento giudiziario, che ha suscitato particolare attenzione per la sua delicatezza interna alle forze dell’ordine, si conclude dunque con una linea netta di responsabilità: da un lato chi ha agito in violazione delle regole e ne risponde oggi penalmente, dall’altro una figura dirigenziale che ha dimostrato la propria non coinvolgibilità nei fatti contestati.

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