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Truffa telefonica ai danni di una correntista torinese: la banca costretta a restituire 5mila euro

L’Arbitro Bancario Finanziario ha accolto il ricorso presentato dall’associazione Codici. Sempre più sofisticati i raggiri ai danni dei correntisti. Ecco come difendersi

Truffa telefonica

Truffa telefonica ai danni di una correntista torinese: la banca costretta a restituire 5mila euro

Ha risposto a una chiamata che sembrava della sua banca, come tante altre ricevute in passato. Ma quella voce, che si è presentata come operatore BNL, l’ha avvertita con tono allarmato: “C’è un attacco hacker in corso sul suo conto, stanno per partire dei bonifici sospetti”. In pochi minuti, la truffa era andata a segno. Così una correntista torinese si è vista sparire quasi 5.000 euro dal proprio conto, vittima di una delle tecniche più diffuse nel panorama delle frodi bancarie digitali: il vishing, la truffa vocale.

Il caso si è però concluso con un lieto fine. Grazie all’intervento dell’associazione Codici, che ha presentato ricorso all’Arbitro Bancario Finanziario (Abf), la cliente ha ottenuto la restituzione dell’intera somma sottratta, pari a 4.980 euro. Una vittoria significativa, che mostra come sia possibile reagire a questo tipo di truffe e fare valere i propri diritti, anche nei confronti di istituti bancari.

“Abbiamo presentato un ricorso e ci è stato dato pienamente ragione – ha dichiarato Ivano Giacomelli, segretario nazionale di Codici –. L’Abf ha disposto che la banca restituisse l’intera cifra alla cliente. È importante non lasciarsi prendere dal panico quando riceviamo comunicazioni allarmanti”.

Il dettaglio più inquietante di questa vicenda è che la telefonata proveniva da un numero che risultava effettivamente appartenere alla banca. Questo perché i truffatori sono oggi in grado di camuffare i numeri (tecnica nota come spoofing), facendo sembrare affidabili anche chiamate o messaggi pericolosi. L’interlocutore, spacciandosi per un addetto alla sicurezza informatica di BNL, ha convinto la vittima a confermare alcune informazioni, aprendo così la porta all’operazione fraudolenta.

Truffa telefonica

“La banca non chiede mai credenziali, password o codici via telefono, e-mail, sms o app di messaggistica – ricorda Giacomelli –. Se vi vengono richiesti dati simili, si tratta sicuramente di una truffa”. Codici sottolinea anche l’importanza di non provare vergogna se si è vittime di frode: “Sono truffe sempre più sofisticate, e possono ingannare chiunque. Quello che conta è denunciare immediatamente l’accaduto, avvisare la banca e rivolgersi alle forze dell’ordine”.

Secondo l’associazione, negli ultimi anni casi simili si sono moltiplicati in tutta Italia, spesso con esiti economicamente devastanti. Ma non è sempre impossibile recuperare quanto perso. La chiave, come dimostra questo episodio, è agire con tempestività e affidarsi a strutture che possano fornire assistenza legale. Codici invita chiunque sia stato truffato a segnalare il proprio caso, contattando il numero 06.5571996, scrivendo a segreteria.sportello@codici.org o inviando un messaggio WhatsApp al 375.7793480.

“Questo caso – concludono da Codici – dimostra che ottenere giustizia è possibile. Serve più consapevolezza da parte dei cittadini, ma anche un atteggiamento più responsabile da parte delle banche, che devono investire di più nella prevenzione e nell’assistenza post-truffa”. Nel frattempo, l’ennesimo episodio mette in allerta i risparmiatori torinesi: diffidare, verificare e non fidarsi mai delle apparenze, nemmeno quando la chiamata arriva, apparentemente, da chi dovrebbe proteggerci.

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