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Cronaca
09 Giugno 2025 - 12:00
Il caso Siu scuote Biella: ferita al petto e una verità ancora sospesa
Biella, città solitamente tranquilla, si ritrova da settimane al centro di una vicenda giudiziaria complessa, dolorosa e ancora piena di interrogativi. La protagonista è Soukaina El Basri, conosciuta sul web come Siu, influencer seguita da migliaia di follower e madre di famiglia. A metà maggio Siu arriva in gravi condizioni al pronto soccorso dell’ospedale di Biella, con una profonda ferita al petto. A portarcela è il marito, Jonathan Maldonado, 38 anni, che parla di un incidente domestico. Ma qualcosa, fin da subito, non torna.
I medici del reparto d’emergenza non credono a quella versione. I tagli, la dinamica descritta, l’espressione confusa di chi racconta: ci sono troppe incongruenze. I sanitari allertano immediatamente le forze dell’ordine e, nel giro di poche ore, la Procura apre un’inchiesta per tentato omicidio. Maldonado viene fermato, accusato di aver inferto lui stesso la ferita che porterà la moglie a rimanere in coma per giorni, sospesa tra la vita e la morte.
Il giudice, però, non convalida l’arresto. Le prove, per ora, non bastano a sostenere la misura più dura. Vengono comunque disposte misure cautelari restrittive: divieto di avvicinamento, braccialetto elettronico e obbligo di dimora. Maldonado, formalmente, resta indagato per tentato omicidio, ma viene rimesso in libertà sotto stretta sorveglianza.
Ora quelle restrizioni sono decadute. I termini delle misure cautelari sono scaduti e il marito di Siu non è più soggetto a limiti di movimento. Nonostante questo, l’indagine resta aperta. Le autorità continuano a lavorare per ricostruire con esattezza cosa sia accaduto il 16 maggio tra le mura della loro abitazione. Una casa da cui Siu è uscita solo in barella, diretta in ospedale con una ferita al petto e una verità ancora tutta da chiarire.
La stessa testimonianza dell’influencer, raccolta settimane dopo l’incidente e dopo una lunga degenza ospedaliera, non basta a sciogliere i dubbi. Siu è ancora provata, fisicamente e psicologicamente, e la sua versione dei fatti, sebbene importante, non chiude ancora il cerchio. È lucida, ma le sue parole non chiariscono del tutto l’origine della ferita. È stata lei? È stato il marito? È stato davvero un incidente? Le ipotesi restano aperte, ma la giustizia ha bisogno di certezze, non di supposizioni.
Oggi Soukaina vive in una comunità protetta insieme ai suoi figli, in una località riservata. Una misura che parla da sola: c’è ancora un rischio percepito, c’è una vulnerabilità evidente. Il suo volto, che per anni ha rappresentato benessere, quotidianità, consigli e frammenti di vita social, ora è quello di una donna sopravvissuta a un evento traumatico. La sua presenza online si è rarefatta, i post sono scomparsi, i follower attendono. Ma la cronaca, in casi come questo, irrompe senza filtri nel mondo dei filtri digitali.
Il caso Siu tocca corde profonde. Non è solo una vicenda privata. È il riflesso drammatico di una fragilità sociale, di relazioni che dietro la facciata dell’apparenza nascondono tensioni, squilibri, pericoli. È anche un banco di prova per la giustizia, che deve muoversi tra la presunzione d’innocenza e il dovere di protezione, tra il garantismo e la prevenzione.
Molte sono le domande rimaste sospese. Perché la coppia ha parlato inizialmente di incidente? Cosa ha determinato la ferita? Qual era il clima familiare? Maldonado si è dichiarato estraneo ai fatti, ma gli inquirenti non archiviano. Anzi, stanno raccogliendo nuovi elementi, approfondendo contatti, testimonianze, tabulati telefonici e referti clinici. L’inchiesta è delicata, anche per il coinvolgimento dei minori.
Intanto Biella osserva e si interroga. Una comunità ferita anch’essa, spettatrice di un fatto che ha rotto l’equilibrio della sua quotidianità. Perché dietro il caso Siu c’è anche una riflessione collettiva: quante storie simili si nascondono nei silenzi familiari? Quante ferite non visibili precedono quelle visibili?
La speranza è che la verità venga presto a galla, con chiarezza e rispetto per tutti. Che si faccia giustizia, se necessario. E che Soukaina possa tornare a vivere, oltre i riflettori, oltre i tribunali, oltre il dolore.
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