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Cronaca
06 Giugno 2025 - 08:56
Spaccio, sfruttamento, degrado: smantellata una “crackhouse” a Torino
Un'indagine durata quasi un anno ha portato alla luce una delle realtà più degradate e pericolose di Barriera di Milano, quartiere popolare di Torino spesso al centro delle cronache per episodi di microcriminalità. L’operazione, ribattezzata “Crackhouse”, ha portato all’arresto di quattro persone, tre delle quali di nazionalità senegalese, accusate a vario titolo di spaccio di stupefacenti, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.
A condurre le indagini sono stati i Carabinieri della Tenenza di Settimo Torinese, sotto il coordinamento della Procura e con il via libera del GIP di Torino, che ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per tutti gli indagati. Al centro dell’inchiesta, un appartamento nel cuore di Barriera di Milano, trasformato in un crocevia di disperazione: rifugio per spacciatori, luogo di consumo di crack, base per incontri sessuali a pagamento tra clienti e giovani donne tossicodipendenti, spesso in cambio di una dose.
Secondo quanto emerso dalle intercettazioni ambientali e dalle attività di pedinamento, l’abitazione era gestita di fatto da uno degli arrestati, compagno convivente dell’intestataria dell’immobile, che affittava la stanza da letto per consumare prestazioni sessuali tra clienti e ragazze reclutate nel mondo della tossicodipendenza. Il pagamento? Droga al posto del denaro. Un meccanismo perverso che mescolava prostituzione e dipendenza in una spirale di abuso e degrado.
Lo stesso soggetto si occupava anche di reperire le ragazze, tutte giovani e in condizioni precarie, e fungeva da tramite tra loro e i clienti. Un altro indagato, secondo quanto ricostruito, si occupava di fornire le dosi di crack, intascando parte dei guadagni generati sia dallo spaccio che dalle attività sessuali.
Durante l’indagine – avviata ad aprile 2023 e conclusa nel gennaio 2024 – i carabinieri hanno arrestato in flagranza di reato due persone, denunciato altre due, e dato esecuzione a due provvedimenti di cattura. L’alloggio veniva anche utilizzato come nascondiglio per soggetti destinatari di misure restrittive: un vero e proprio porto franco del crimine, invisibile e inaccessibile dall’esterno ma ben noto agli abituali frequentatori.
Oltre alle misure cautelari, i militari hanno sequestrato 100 grammi di hashish, 4 grammi di crack (pari a otto dosi), 1 grammo di cocaina (sei dosi) e 620 euro in contanti, considerati provento dello spaccio.
L’intervento dei carabinieri ha interrotto un circuito che sfruttava la miseria sociale e sanitaria di persone ormai ai margini, utilizzando la droga come moneta e la prostituzione come strumento di sopravvivenza. Un caso che riaccende i riflettori sulla condizione di molte periferie urbane, dove la marginalità si trasforma facilmente in criminalità organizzata di basso livello, ma dagli effetti devastanti.
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