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Cronaca

Ponte Rossini, ragazza con le gambe nel vuoto: due poliziotti la salvano prima del salto

Alcuni passanti hanno lanciato l’allarme vedendola sul bordo del ponte. Gli agenti sono intervenuti in pochi secondi.

Ponte Rossini

Ponte Rossini, ragazza con le gambe nel vuoto: due poliziotti la salvano prima del salto (foto di repertorio)

Il fiume sotto, il vuoto davanti, un silenzio che taglia l’aria. Quando ieri pomeriggio alcuni passanti hanno notato una figura esile seduta sul parapetto del Ponte Rossini, non hanno avuto dubbi: qualcosa non andava. La ragazza era lì, ferma, immobile, con le gambe sospese nel vuoto, rivolte verso le acque della Dora Riparia. Uno di loro ha fatto subito ciò che ognuno dovrebbe fare in un momento del genere: ha chiamato aiuto.

Pochi istanti dopo, una pattuglia del Reparto Prevenzione Crimine “Piemonte”, in servizio per un controllo straordinario del territorio predisposto dal Commissariato di Polizia “Dora Vanchiglia”, è stata intercettata e allertata. I due agenti, senza perdere un secondo, hanno individuato la giovane. La scena che si è presentata ai loro occhi era surreale e pericolosamente vicina all’irreparabile: una ragazza seduta sul margine esterno del ponte, oltre la balaustra, senza alcuna protezione, con il corpo sbilanciato verso l’acqua. Un passo, una folata di vento, un istante di cedimento emotivo, e sarebbe finita.

I poliziotti hanno fermato immediatamente la volante, sono usciti e in una manciata di secondi hanno raggiunto la giovane, agendo con decisione ma senza allarmarla, per evitare gesti inconsulti. Uno di loro ha afferrato la ragazza con fermezza e delicatezza insieme, riportandola al di qua della barriera metallica, sull’asfalto del marciapiede. Era visibilmente scossa, in lacrime, incapace di parlare.

A quel punto, l’intervento si è trasformato in un’azione di ascolto e vicinanza umana. I due agenti si sono seduti accanto a lei, le hanno parlato con calma, cercando di tranquillizzarla, di capire chi fosse, cosa l’avesse spinta fin lì. Non le hanno chiesto “perché”: le hanno offerto una presenza. Hanno atteso insieme l’arrivo dell’ambulanza, non lasciandola mai sola. I sanitari, giunti poco dopo, l’hanno visitata e trasportata in ospedale, dove ora si trova per accertamenti e supporto psicologico.

Non è stato solo un intervento di ordine pubblico, ma un gesto di umanità silenziosa, che ha evitato che una vita giovane si spegnesse nel grigio di un pomeriggio torinese. La rapidità, la lucidità e la sensibilità dei due operatori di polizia hanno fatto la differenza. Il loro nome, come spesso accade, non è riportato. Ma in quel momento hanno incarnato ciò che significa davvero “servire e proteggere”.

Una scena che, purtroppo, non è isolata. Sempre più spesso le forze dell’ordine si trovano a gestire situazioni di forte disagio psichico in strada, in stazioni, in luoghi pubblici. E lo fanno con strumenti che non sempre sono quelli terapeutici, ma con una presenza vigile, una parola giusta detta al momento giusto, una mano tesa prima che sia troppo tardi.

Ponte Rossini, dunque. Un nome come tanti, un pomeriggio come tanti, ma una storia che per fortuna non si è trasformata in tragedia. E che merita di essere raccontata per ciò che è stata: un salvataggio tempestivo, una rete che ha funzionato, un lampo di umanità che ha interrotto un pensiero buio.

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