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Cronaca
24 Maggio 2025 - 23:33
Rapito, torturato, drogato: l’inferno americano di Michael Carturan di Rivoli
Aveva 28 anni, una vita apparentemente brillante e un futuro nel settore delle criptovalute. Ma per Michael Valentino Teofrasto Carturan, giovane italiano originario di Rivoli, in provincia di Torino, il sogno americano si è trasformato in un incubo degno di un film dell’orrore. Arrivato a New York lo scorso 6 maggio 2025, si è ritrovato prigioniero, torturato e manipolato per due lunghe settimane in un appartamento di lusso nel cuore di SoHo. I dettagli della vicenda, emersi dai documenti del tribunale di Manhattan e dai racconti investigativi, sono raccapriccianti.
Carturan si era recato negli Stati Uniti per riallacciare i rapporti con John Woeltz, un sedicente trader di criptovalute statunitense di 37 anni, già conosciuto durante precedenti affari nel mondo degli investimenti digitali. Il giovane torinese, dopo alcuni screzi con Woeltz che lo avevano spinto a interrompere i rapporti e tornare in Italia, era stato convinto a tornare nella Grande Mela con la promessa di nuove opportunità economiche. Non poteva immaginare che dietro l’invito si nascondesse una trappola.
L’incontro è avvenuto in un appartamento dal canone stellare, tra Prince Street e Mulberry Street, zona residenziale di fascia altissima dove il solo affitto mensile può superare i 40 mila dollari. Un luogo scelto non a caso, forse per dissimulare la realtà di quanto sarebbe accaduto tra quelle pareti: uno scenario perfetto per un sequestro tanto sofisticato quanto brutale. Appena entrato nell’abitazione, a Michael sono stati sottratti il passaporto e il telefono. Da quel momento, è iniziata la prigionia.
Chi lo ha torturato non si è limitato a semplici minacce. Secondo quanto riferito dai procuratori del Southern District di New York, il giovane italiano è stato legato con fili elettrici a una sedia, colpito con un taser mentre aveva i piedi immersi in acqua, minacciato con una motosega accesa e costretto ad assumere cocaina. Le violenze non erano solo fisiche. I sequestratori hanno fatto leva anche sul terrore psicologico, facendogli credere che avrebbero ucciso i suoi familiari in Italia se non avesse fornito le password dei suoi account di criptovalute.
Alcuni dei momenti più drammatici sono stati documentati con fotografie scattate con una Polaroid, ritrovate in casa al momento dell’arresto di Woeltz. In una delle immagini, Carturan è ritratto legato a una sedia con una pistola puntata alla testa. In un altro scatto, lo si vede sospeso a testa in giù, penzolante dal pianerottolo delle scale interne. Le immagini sono ora agli atti del processo, una prova inconfutabile dell’orrore che ha vissuto.
Durante il sequestro, è stato persino tracciato grazie a un Apple AirTag nascosto nei vestiti: ogni suo minimo movimento veniva registrato. I rapitori temevano che potesse tentare la fuga, e volevano impedirglielo con ogni mezzo.
Il vero obiettivo del sequestro era chiaro: i sequestratori volevano impossessarsi del suo patrimonio digitale. Il giovane piemontese gestiva infatti fondi in criptovalute, e per ottenerli i suoi aguzzini cercavano di costringerlo a fornire le chiavi di accesso ai wallet. La sofisticazione dell’operazione fa pensare a una rete organizzata: Woeltz, pur spacciandosi per un trader esperto, non possedeva alcuna licenza per operare nel settore, ma aveva stabilito contatti con giovani imprenditori e investitori europei, creando una rete di fiducia utile a selezionare potenziali vittime.
Beatrice Folchi, 24 anni, è stata identificata come la complice. Secondo gli investigatori, avrebbe avuto un ruolo decisivo nelle prime fasi del raggiro, contribuendo ad attrarre Carturan nella trappola. Avrebbe agito come esca, convincendolo della buona fede di Woeltz e rafforzando l’illusione di un investimento proficuo. Anche lei è stata arrestata e dovrà rispondere di concorso in sequestro di persona.
Il 23 maggio, dopo quasi tre settimane di prigionia, Michael Valentino Teofrasto Carturan è riuscito a liberarsi. Approfittando di un momento di distrazione dei suoi rapitori, è fuggito dall’appartamento e ha raggiunto la strada. Sanguinante, confuso e visibilmente sotto shock, ha trovato il coraggio di fermare un agente del traffico e chiedere aiuto. La sua richiesta ha fatto scattare l’allarme. Pochi minuti dopo, decine di poliziotti hanno circondato l’edificio.
Woeltz è stato arrestato in accappatoio, mentre cercava di lasciare l’appartamento. Era a piedi nudi, in stato confusionale. Le immagini del suo fermo hanno fatto il giro dei social media, catturate dai telefoni dei vicini – per lo più benestanti newyorkesi – stupiti dalla scena surreale nel loro quartiere esclusivo. Nella casa, oltre alle foto e agli strumenti di tortura, sono stati trovati resti di cocaina, taser e appunti con le credenziali delle criptovalute.
Dopo essere stato ricoverato per alcuni giorni all’ospedale Bellevue, Carturan è stato dimesso. Le sue condizioni fisiche, pur gravi, non sono risultate critiche. Ma le ferite psicologiche restano profonde. La sua testimonianza è ora considerata determinante per ricostruire l’intera vicenda. Gli inquirenti non escludono che Woeltz e Folchi possano aver già colpito in passato altri giovani, e stanno riesaminando casi simili accaduti in altre città americane. Le modalità del sequestro, l’uso della tortura per estorcere accessi digitali, la scelta di vittime giovani e in possesso di capitali in criptovalute, indicano un modus operandi preciso, strutturato.
Nel frattempo, Michael ha fatto ritorno in Italia. Per lui si è aperto un nuovo capitolo, segnato da un evento traumatico che ha spezzato la sua fiducia, ma che ha anche messo in luce la sua forza e lucidità nel cercare aiuto. La procura di New York, intanto, ha negato ogni possibilità di libertà su cauzione per Woeltz, considerato altamente pericoloso e potenzialmente coinvolto in altre operazioni criminali.
Quel che resta di questa storia è il racconto di una trappola, costruita con l’inganno e il terrore, in una delle città più moderne del mondo. Un monito per chi opera nel mondo digitale: dietro l’apparente trasparenza della blockchain, si nascondono ancora le ombre più oscure dell’animo umano.
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