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Cronaca

«Senza di me morite» diceva agli anziani: la truffa alla badante, al cartomante e al notaio

Minacce, testamenti, soldi spariti e finte famiglie: a processo gli ultimi tre imputati del raggiro milionario ai danni di due coniugi fragili. Condannata la badante, il notaio e diversi complici, mentre la Cassazione è attesa sul caso

«Senza di me morite»

«Senza di me morite» diceva agli anziani: la truffa alla badante, al cartomante e al notaio

«Se non firmate, vi lascio agli assistenti sociali. E quelli fanno morire i vecchi». Non è una battuta di cattivo gusto ma una delle frasi che Giuseppina Iuliani, 56 anni, operatrice scolastica in aspettativa e badante improvvisata, avrebbe rivolto ai due anziani coniugi di Alpignano che avrebbe dovuto accudire. Invece li avrebbe usati, convinti, manipolati. Fino a farsi intestare casa, conti, testamenti e assegni in bianco. Una truffa dai contorni inquietanti, avvolta in un “affare di famiglia” con tanto di cartomante, notaio, consulente finanziaria, amici e parenti di comodo. Un’operazione studiata a tavolino e smantellata solo grazie a un’indagine certosina condotta dalla Guardia di Finanza e dalla Procura di Torino, nella persona della pm Giulia Rizzo.

La storia comincia nel 2019, quando Iuliani – allora operatrice scolastica – entra nella vita dei due anziani, nati nel 1927 e 1936, conosciuti per caso. Lì comincia il cambio di ruolo: si mette in aspettativa, diventa la loro badante fissa, li assiste mentre il marito viene trasferito in una casa di cura a Pianezza e la moglie resta sola, sempre più fragile. L’anziana si affida completamente a quella donna che, con voce melliflua e parole rassicuranti, le promette sicurezza e legami affettivi. «Siamo una famiglia», le dice. Ma dietro quelle frasi si cela un piano. La coppia viene convinta a vendere la casa da 230mila euro, a dare procure bancarie, a firmare testamenti a favore della badante. Ed è qui che si inseriscono i complici.

Truffa agli anziani

Uno è il notaio Paolo Bonomo, che nel frattempo ha lasciato la professione. Per lui, condanna definitiva in appello a 6 mesi per falso. Poi ci sono altri due personaggi chiave: una consulente finanziaria, amica di Iuliani, accusata di averla aiutata a spostare e gestire i risparmi della coppia, oltre 220mila euro, attraverso un nuovo conto e un dossier titoli creati appositamente per drenare denaro. E ancora: il testamento firmato il 7 luglio 2019 nella casa di cura Giovanni XXIII di Pianezza, con testimoni falsi – il fidanzato della figlia e la consulente – che oggi si ritrovano a processo con l’accusa di falsa dichiarazione al pm.

Giuseppina Iuliani è già stata condannata in primo e secondo grado a 1 anno e 10 mesi, pena sospesa con la condizionale, in attesa della pronuncia della Cassazione. Diversi altri imputati hanno patteggiato. Ma l’inchiesta ha svelato una rete di complicità sorprendente: una donna che aiutava a coordinare le versioni, due amici che prelevavano soldi in contanti per conto di Iuliani dopo averli ricevuti via bonifico, e la cartomante, a cui la badante avrebbe chiesto quando i due anziani sarebbero morti. Una nota macabra, che dà al caso i contorni di un romanzo nero.

Oggi quei due anziani non ci sono più. Entrambi deceduti, ma la battaglia giudiziaria prosegue, portata avanti da un parente statunitense che si è costituito parte civile, rappresentato dall’avvocata Marialuisa Borgarello. Gli ultimi tre imputati avranno modo di difendersi in aula a settembre, quando è fissata la nuova udienza. Intanto il quadro che emerge è quello di una vicenda amplificata dalla solitudine, dal bisogno, dalla mancanza di controlli, dove i ruoli di fiducia – la badante, il notaio, la consulente – diventano strumenti per svuotare patrimoni e sfruttare l’incapacità. Un raggiro freddo, costruito in silenzio, ma ora finito sotto i riflettori della giustizia.

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