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Cronaca
23 Maggio 2025 - 12:49
Notte di trasgressione a Chieri: giovane denunciato per invasione di una villetta abbandonata
È bastata una chiamata, l’ennesima segnalazione di movimenti sospetti in quella villetta abbandonata da 14 anni, perché i carabinieri di Chieri tornassero a varcarne la soglia. Dentro, una scena già vista troppe volte: disordine, sporcizia, oggetti sparsi, segni di bivacco. Ma stavolta qualcosa è cambiato. Tra le mura fatiscenti, hanno trovato un solo ragazzo, 19 anni, italiano, addormentato sul pavimento. Gli altri – coetanei, amici occasionali o compagni di avventura – si erano già dileguati. Per lui è scattata una denuncia per invasione di edifici, un’accusa che, seppur di lieve entità, rischia di lasciare un segno profondo sul suo futuro.
La villetta, un tempo residenza familiare in una zona residenziale ormai ai margini della mappa urbana, è diventata negli anni un non-luogo: spazio vuoto e dimenticato, trasformato in rifugio di fortuna per notti di euforia, noia o rabbia. Segnalata più volte per furti e intrusioni, era conosciuta da residenti e forze dell’ordine. Ma nonostante le denunce e gli interventi, continuava a essere lì: simbolo silenzioso del degrado urbano e della fragilità sociale che lo abita.
Quella notte non c’è stato vandalismo grave, né sostanze stupefacenti in vista, né feriti. Ma è la dinamica stessa a colpire: giovani che scelgono un luogo abbandonato per “sentirsi vivi”, per trasgredire senza violenza ma anche senza consapevolezza. Una forma di ribellione muta, fatta di gesti che rasentano il reato senza comprenderne la portata, dove il limite tra bravata e devianza è sempre più sottile.
“È un fenomeno che ci racconta un disagio crescente tra i ragazzi”, spiegano i carabinieri, “un bisogno di autonomia, di spazi propri, che però spesso si traduce in occupazioni, vandalismi o piccoli furti”. E Chieri, cittadina alle porte di Torino, non è immune. Anzi, la sua apparente tranquillità sembra accentuare la distanza tra centro e periferia, tra i giovani in cerca di stimoli e un tessuto urbano che non offre abbastanza.
La vera questione non è giuridica ma sociale. Cosa spinge un diciannovenne, presumibilmente senza precedenti penali, a passare la notte in una casa cadente, rischiando una denuncia? Quale vuoto riempie quella trasgressione? La risposta non è semplice, ma parte da un dato evidente: le periferie urbane e le fasce giovanili sono sempre più escluse dai luoghi del protagonismo civico. Troppo spesso, le case abbandonate diventano le uniche “stanze” dove potersi sentire liberi, lontani dallo sguardo degli adulti.
E se da una parte l’intervento dei carabinieri è stato tempestivo e necessario, evitando possibili derive più pericolose, dall’altra parte la denuncia è solo un epilogo formale. Non basta. Serve una riflessione politica e culturale sul destino degli spazi abbandonati, che in tante città come Chieri diventano focolai di illegalità silenziosa. Serve un piano di recupero urbano, ma soprattutto serve un patto con i giovani, per coinvolgerli, ascoltarli, dar loro alternative concrete.
La notte brava del ragazzo denunciato non è solo una pagina di cronaca, ma un segnale d’allarme. In un’Italia che fatica a parlare ai suoi adolescenti, le villette disabitate diventano simboli urbani di un malessere non detto. Un malessere che, se ignorato, rischia di diventare la regola.
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