Primavera di terrore a Torino: 16enne perseguitata e molestata da 27enne
Quella che doveva essere una tranquilla giornata di primavera si è trasformata in un vero e proprio incubo per una ragazza torinese di soli 16 anni, perseguitata e molestata da un 27enne originario del Gambia, residente in un centro di accoglienza per migranti. L’uomo, arrestato il 16 aprile 2025 dai carabinieri della stazione Monviso, ha trasformato la quotidianità della giovane in un’angosciante sequenza di episodi che l’hanno lasciata in preda al terrore.
Le molestie, avvenute in tre distinte occasioni, si sono consumate in luoghi pubblici del quartiere Barriera di Milano: due episodi il giorno dell’arresto, uno nell’androne di un palazzo e un altro a bordo del tram della linea 4, e un terzo episodio circa dieci giorni prima, sempre sullo stesso mezzo pubblico. La giovane, sopraffatta dalla paura, ha cercato in ogni modo di sfuggire al suo persecutore, ma l’uomo si è dimostrato implacabile.
In un crescendo di angoscia, l’ha seguita fino all’appartamento della nonna, dove la ragazza aveva sperato di trovare rifugio, attendendola per due interminabili ore in un’ossessiva dimostrazione di ostinazione. La prontezza delle forze dell’ordine ha permesso di porre fine a questa spirale di violenza: l’arresto del 27enne è stato convalidato sia dal giudice che dal tribunale del riesame, che hanno riconosciuto la gravità delle accuse e l’urgenza di proteggere la comunità da ulteriori atti di violenza.
Abusi su una 16enne a Torino
Questo drammatico caso ha riacceso i riflettori sulla sicurezza nei luoghi pubblici, specialmente sui mezzi di trasporto, che troppo spesso diventano scenari di episodi inquietanti, in particolare per le persone più vulnerabili come le giovani donne. La vicenda ha scosso profondamente la comunità torinese, suscitando un misto di sdegno, preoccupazione e interrogativi su come garantire maggiore protezione nei contesti quotidiani.
L’episodio sottolinea l’importanza di una vigilanza più efficace e di un sistema di trasporti pubblici che assicuri serenità a tutti i cittadini. Al contempo, il coraggio della giovane nel denunciare il suo aguzzino rappresenta un potente monito: rompere il silenzio è il primo passo per contrastare la violenza. La collaborazione tra cittadini e forze dell’ordine emerge come un pilastro fondamentale per prevenire e combattere simili atti, costruendo una rete di solidarietà che dia alle vittime la forza di farsi avanti.
Questo caso, pur doloroso, può diventare un’occasione per riflettere e agire, affinché Torino diventi una città dove nessuno debba temere per la propria incolumità. La comunità è chiamata a un impegno collettivo: denunciare, vigilare e sostenere chi subisce violenza, per costruire un futuro in cui le giornate di primavera tornino a essere sinonimo di leggerezza e non di paura.
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