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20 Maggio 2025 - 10:19
Studente universitario siciliano inganna la Regione: scoperta truffa da 86mila euro sui rimborsi dei voli
Duemilaseicento richieste di rimborso in appena nove mesi. Voli simulati, partenze impossibili, viaggi mai compiuti. E un bottino da oltre 86mila euro, sottratti ai fondi pubblici stanziati dalla Regione Sicilia per sostenere i rientri degli studenti e lavoratori siciliani residenti fuori dall’isola, penalizzati dai rincari dei voli. L’ingegnere del raggiro è un giovane universitario siciliano di 26 anni, con una presunta paura di volare, ma con una padronanza informatica che ha messo in scacco i sistemi di controllo regionali.
Secondo quanto accertato dalla Guardia di Finanza di Palermo, lo studente avrebbe sfruttato competenze grafiche e digitali per creare una lunga serie di false carte d’imbarco, riproducendo fedelmente loghi delle compagnie aeree, numeri di volo, orari, aeroporti e persino i codici QR, elemento che, almeno in apparenza, dovrebbe garantire autenticità e tracciabilità. Ma quei documenti erano interamente falsi, e venivano caricati sulla piattaforma online della Regione tramite SPID, per accedere ai rimborsi del bando “caro voli”. Una frode sistemica, portata avanti con una regolarità ossessiva e con una tale padronanza tecnica da far vacillare l’efficienza stessa dell’infrastruttura digitale pubblica.
Nel dettaglio, su circa 180mila euro richiesti, il ragazzo è riuscito a incassarne più di 86mila, presentando in alcuni giorni più richieste simultanee, come se fosse salito su tre aerei nello stesso momento. Ma il gioco, destinato prima o poi a incepparsi, è stato smascherato dagli incroci di dati del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, che ha rilevato discrepanze tra le informazioni inserite e i dati reali dei voli. Alla fine, solo tre delle carte d’imbarco risultavano autentiche.
Coordinata dalla Procura di Catania, l’indagine ha portato anche a una perquisizione domiciliare nella giornata di ieri. Gli inquirenti hanno scoperto che parte del denaro truffato era stato reinvestito in strumenti finanziari, tra cui titoli di Stato e fondi assicurativi, configurando così il reato di autoriciclaggio. La Guardia di Finanza ha proceduto al sequestro delle somme equivalenti all’importo indebitamente incassato.
La vicenda, oltre al profilo penale, solleva preoccupazioni profonde sulla tenuta dei sistemi di verifica pubblici, sull’affidabilità dell’uso del SPID per operazioni sensibili, e sulla facilità con cui è possibile manipolare documenti digitali senza che vengano rilevati errori a monte. Un campanello d’allarme per le istituzioni regionali e nazionali, chiamate a ripensare meccanismi di controllo e validazione, oggi evidentemente insufficienti.
Nel frattempo, lo studente è indagato per truffa aggravata e autoriciclaggio, e il caso è destinato a fare scuola: un monito per chi pensa che il digitale sia sempre sinonimo di sicurezza. La tecnologia, come dimostra questa vicenda, non è neutrale: può essere uno strumento di progresso o un’arma sofisticata nelle mani sbagliate.
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