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Cronaca
19 Maggio 2025 - 10:32
Collegno, ingegnere truffato via phishing: spariti quasi 49mila euro con un clic
Ha cliccato su un link come tanti, ma quel clic gli è costato 48.800 euro. Vittima di un attacco di phishing meticolosamente orchestrato, un ingegnere 69enne di Collegno si è ritrovato con il conto corrente svuotato in poche ore. Il denaro è stato trasferito a un uomo residente a Macerata, sconosciuto alla vittima, con una causale che non lasciava presagire nulla di illecito: “Acquisto box”.
Secondo gli investigatori, l’uomo ora sotto accusa – un trentenne individuato in tempi record grazie al lavoro incrociato tra forze dell’ordine e dipendenti di Poste Italiane – avrebbe carpito le credenziali bancarie dell’ingegnere tramite email fraudolente, simili a quelle ufficiali, perfettamente camuffate. Messaggi studiati per sembrare comunicazioni legittime, capaci di superare ogni sospetto. Così, il truffatore avrebbe avuto accesso diretto al conto, disposto il primo bonifico, e tentato subito dopo un secondo prelievo di altri 50mila euro, bloccato per fortuna grazie al fiuto di un impiegato postale.
Truffa da casu 50mila euro
I primi a notare qualcosa di strano sono stati gli addetti di Poste Italiane, dove era domiciliato il conto del 69enne: l’operazione aveva troppi dettagli anomali. A insospettire è stato non solo l’importo elevato, ma anche la fretta del beneficiario nel voler ritirare l’intera somma in contanti. La successiva verifica sull’identità del ricevente ha reso tutto più chiaro: in Italia esiste un solo individuo con quel nome. Individuarlo è stato semplice. E ora il giovane è a processo per frode informatica e riciclaggio, presso il tribunale di Macerata, dove la prossima udienza si terrà in ottobre.
Nel frattempo, la vittima ha deciso di costituirsi parte civile, assistita dall’avvocato Gianluca Visca, per ottenere un risarcimento non solo dal presunto truffatore, ma anche da Poste Italiane, nella convinzione che un conto così facilmente violato sollevi dubbi sulla sicurezza informatica dell’istituto. Un passaggio delicato, che potrebbe aprire una riflessione nazionale sulle tutele offerte agli utenti in un’epoca in cui i furti viaggiano via mail, travestiti da comunicazioni ufficiali.
L’imputato, dal canto suo, si professa innocente, respingendo ogni addebito. Ma gli inquirenti avrebbero già tracciato i flussi finanziari, mentre il blocco del secondo bonifico – potenziale raddoppio della frode – potrebbe diventare la prova regina nel procedimento.
È uno dei casi più eclatanti di phishing emersi recentemente in Piemonte: colpisce per la precisione del raggiro, ma anche per l’efficacia della risposta istituzionale, che ha impedito un danno ben peggiore. Resta però una verità amara: nessun conto è al sicuro se si abbassa la guardia davanti a una mail truccata.
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