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Cronaca
15 Maggio 2025 - 10:32
Tra amore e inganno: il caso delle due cognate sudamericane accusate di circonvenzione di incapace a Torino
«Sposami e portami a Torino, poi ci separiamo». È la frase che secondo gli inquirenti riassume l’intero impianto accusatorio che pende sulle due donne sudamericane oggi imputate a Torino per circonvenzione di incapace. Il protagonista maschile della vicenda è un pensionato di Beinasco, oggi 76enne, affetto da deterioramento cognitivo moderato, secondo la perizia medica. Una fragilità che – secondo la procura – sarebbe stata sfruttata dalle due donne per ottenere vantaggi economici e un permesso di soggiorno in Italia. A fare luce sull’intera vicenda è stato l’intervento dei familiari dell’uomo, che hanno sporto querela quando hanno intuito che dietro a quella relazione virtuale, nata su Facebook, poteva celarsi molto più di una semplice storia d’amore.
Lui, anziano torinese. Loro, cognate e originarie della Repubblica Dominicana. I messaggi tra il pensionato e una delle due donne si fanno frequenti, teneri, costellati di richieste d’aiuto. Lei, madre single, racconta le sue difficoltà economiche e la fatica di mantenere il figlio. La cognata la sostiene, la spalleggia. È l’inizio di un percorso che porta il pensionato a prendere un aereo per il Sud America nell’estate del 2021. Lì incontra le due donne, e proprio in quei giorni – stando alla procura – la proposta di matrimonio viene messa sul tavolo. Non un’unione per amore, ma un accordo a tempo determinato: «Ci sposiamo, tu mi porti a Torino, e dopo due o tre mesi ci separiamo».
L’8 settembre 2021 il matrimonio viene celebrato. Pochi mesi dopo, però, la famiglia dell’uomo nota qualcosa di strano. Il comportamento del pensionato cambia, le sue finanze si assottigliano, le conversazioni telefoniche si fanno più evasive. Parte la querela. Gli inquirenti scavano e trovano spese per almeno 11.819 euro, tutte effettuate a favore delle due donne. Ma non è solo il denaro il punto centrale: per la procura si tratta di un caso classico di circonvenzione, perché l’uomo – affetto da compromissione cognitiva – non avrebbe avuto piena consapevolezza degli effetti giuridici dei suoi atti, a partire dal matrimonio fino alle spese sostenute.
Anziano raggirato su Facebook?
A difendere le imputate è l’avvocata Benedetta Perego, che ha ribaltato la lettura dell’accusa. «Non c’è nulla di torbido – ha detto in aula – l’uomo è sempre stato un grande spendaccione, fin dal 2013. Nel 2014 ha speso più di quanto percepiva di pensione. Era sua abitudine intrattenere relazioni con donne straniere conosciute sui social. Non solo: in passato si è già sposato in circostanze simili». Secondo la difesa, non ci sarebbe stato nessun raggiro, ma un copione già visto, e in cui il pensionato avrebbe agito con piena lucidità. Il medico curante, ascoltato come testimone, ha sostenuto che il suo paziente non mostrava segnali di grave fragilità mentale, e che sapeva bene quello che faceva.
L’accusa però non arretra: ha chiesto due anni e sei mesi di reclusione per la madre sudamericana, due anni e quindici giorni per la cognata. Un’ipotesi di condanna che punta a ribadire come la differenza d’età e la fragilità psichica non siano dettagli irrilevanti, ma l’architrave su cui si regge un comportamento predatorio. Il matrimonio, secondo la pm, non fu altro che uno strumento di ingresso in Italia, e le successive spese un depredamento sistematico di risorse.
Ora, la parola passa alla giudice Immacolata Iadeluca, che nelle prossime settimane dovrà decidere se quella relazione è stata una truffa travestita da sentimento, oppure un legame controverso, ma non penalmente rilevante. Intanto, il pensionato vive a Beinasco, al centro di una vicenda che mette insieme solitudine, vecchiaia e vulnerabilità digitale. Una storia moderna che ci interroga su quanto sia sottile il confine tra relazione autentica e manipolazione affettiva, soprattutto quando l’amore viaggia online e l’età non è più solo un numero.
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