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Il caso

Vietato fare la pipì e lui si è pisciato addosso. Stellantis condannata

La Cassazione boccia il ricorso dell’azienda: violata la dignità del lavoratore. L’Usb dedica la vittoria alla memoria di Fabio Cocco

Negato uso del bagno a operaio, confermata condanna Stellantis

Negato uso del bagno a operaio, confermata condanna Stellantis (foto di repertorio)

Otto anni dopo un’umiliazione che ha fatto il giro del Paese, arriva il sigillo definitivo: Stellantis è condannata. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’azienda contro le sentenze di primo e secondo grado, mettendo così fine a una battaglia giudiziaria durata quasi un decennio e iniziata in un turno di lavoro del febbraio 2017 alla ex Sevel-Fca, oggi gruppo Stellantis. Un operaio chiese di andare in bagno. Il permesso non gli fu concesso. Si urinò addosso. Né gli fu permesso di cambiarsi.

La Cassazione ha ribadito che quanto accaduto costituisce “una lesione alla dignità personale verificatasi sul luogo di lavoro”, in palese violazione dell’articolo 2.087 del codice civile. Oltre al rigetto del ricorso, l’azienda è stata condannata anche alla rifusione delle spese legali. L’ordinanza specifica che, in caso di diffusione, devono essere omessi i dati identificativi del lavoratore, in base all’articolo 52 del decreto legislativo 196/03 sulla privacy.

La storia, all’epoca, scosse la fabbrica e l’intero comparto industriale. La Usb proclamò immediatamente uno sciopero, prese in carico la tutela legale del lavoratore e oggi esulta per un esito che va ben oltre il singolo caso: “Soddisfazione per una sentenza che restituisce dignità a un lavoratore che ha avuto il coraggio di intraprendere un percorso giudiziario per evitare che episodi simili potessero ripetersi”.

L’episodio aveva anche acceso un altro fronte giudiziario: l’allora coordinatore regionale Usb Lavoro Privato, Fabio Cocco, venne denunciato per diffamazione aggravata a mezzo stampa, insieme allo stesso lavoratore. Anche quella vicenda si è chiusa, con l’archiviazione disposta nel 2020 dal Gip del Tribunale di Lanciano. Ora, a sentenza definitiva, l’Usb non dimentica chi si è speso sin dall’inizio: “Dedichiamo questa vittoria alla memoria di Cocco, che fu tra i primi a denunciare l'accaduto e a sostenere il lavoratore nei momenti più difficili. Vogliamo rivolgere un ringraziamento anche all'avvocato Diego Bracciale del Foro di Chieti per il lavoro professionale e impeccabile che ha condotto a questa importante affermazione di giustizia”.

Una condanna che pesa. Una storia che resta. Un precedente che segna.

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