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Protesta transfemminista a Torino: bloccata via Cavour

Presidio davanti al San Giovanni Antica Sede contro l’“abbandono sanitario” delle persone trans. Denunciata “una sola endocrinologa per tutti”

Foto di repertorio

Foto di repertorio

Tensione nel cuore di Torino nella giornata di sabato 17 maggio, dove un gruppo di attivisti trans ha messo in scena un presidio ad alta visibilità sotto il presidio ospedaliero San Giovanni Antica Sede, bloccando il traffico in via Cavour e attirando l’attenzione delle forze dell’ordine e dei passanti. Al centro della protesta, i disservizi del Cidigen, il centro interdipartimentale per i disturbi dell’identità di genere.

Gli attivisti hanno montato una tenda e affisso striscioni davanti all’ingresso dell’ospedale, che è stato chiuso dagli operatori per ragioni di sicurezza. Presenti sul posto la Digos e la Polizia locale, che hanno monitorato la situazione. La mobilitazione, convocata tramite i social da più comitati transfemministi e queer, ha avuto toni duri e diretti.

“Il Centro è morto e chi lo ha ucciso è il servizio sanitario nazionale”, ha gridato uno dei manifestanti con il megafono. “Quando si telefona al Cidigen, la risposta è sempre la stessa: non ci sono risorse, non c’è personale. C’è un solo endocrinologo in servizio. E per ottenere un appuntamento servono raccomandazioni o traffici loschi, altrimenti la lista d’attesa è semplicemente infinita”.

La manifestazione ha voluto portare sotto i riflettori una condizione che gli attivisti definiscono drammatica: l’accesso alla transizione medica e psicologica risulterebbe ormai praticamente impossibile per chi non dispone di risorse economiche o relazioni “utili”. La mobilitazione ha assunto anche una valenza politica più ampia: “Questa è transfobia di Stato”, hanno detto al microfono, “un’ondata di violenza contro le persone trans che non riguarda solo l’Italia, ma è globale”.

Sul portone chiuso dell’ospedale, sono stati appesi volantini firmati “rabbia anarco trans frocia”, espressione di una frangia radicale della protesta. Al momento non si registrano tensioni dirette con le forze dell’ordine, ma l’episodio rilancia il dibattito sullo stato dei servizi pubblici per le persone transgender in Piemonte e nel resto del Paese.



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