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Cronaca

Torino, rivolta al Cpr: incendi e tensione, migranti sul tetto dopo il caos

Secondo gli attivisti, l’esplosione di violenza è stata innescata da presunte violenze da parte della polizia

CPR Torino (foto di repertorio)

CPR Torino (foto di repertorio)

Tensione altissima nella serata di venerdì 16 maggio all’interno del Centro di permanenza per il rimpatrio di Torino, dove un gruppo di migranti trattenuti nella struttura ha dato il via a una violenta protesta culminata in un incendio. Il rogo è stato appiccato nella zona denominata “Area bianca”, da dove alcuni dei presenti sono successivamente saliti sul tetto, gridando e agitando coperte e vestiti in fiamme. Una scena drammatica che ha riportato il Cpr torinese – da anni oggetto di denunce e inchieste – al centro del dibattito pubblico.

Secondo una ricostruzione emersa successivamente, uno dei migranti si sarebbe ferito cadendo da una tettoia nel corso di un intervento della polizia, mentre si trovava con altri compagni sopra l’edificio. L’episodio si è verificato mentre all’esterno si era radunato un presidio di attivisti della rete No Cpr, che – ricevuta notizia della situazione – hanno chiamato i soccorsi. Due ambulanze sono giunte sul posto e, dopo una mediazione con i funzionari della pubblica sicurezza, sono state fatte entrare all’interno della struttura per prestare i primi soccorsi. Il migrante ferito è stato trasportato al pronto soccorso, ma non sono ancora state rese note le sue condizioni di salute.

Ulteriori aggiornamenti arrivano da fonti informate: quattro appartenenti alle forze dell’ordine sono rimasti feriti durante i disordini. Si tratterebbe di lesioni non gravi, riportate nel tentativo di contenere la rivolta e gestire la situazione critica all’interno della struttura.

L’origine della protesta resta oggetto di accertamenti, ma secondo gli attivisti della rete No Cpr la rivolta sarebbe stata innescata da un presunto pestaggio da parte della polizia. Accuse gravi, sulle quali al momento le autorità non si sono espresse ufficialmente, ma che alimentano un clima già fortemente esasperato.

L’ennesimo episodio di caos e violenza all’interno del Cpr torinese riapre il dibattito su uno dei luoghi più controversi della gestione migratoria italiana, sistematicamente teatro di proteste, incendi, autolesionismi e denunce per condizioni di detenzione disumane. La struttura, situata in corso Brunelleschi, resta sotto stretta sorveglianza delle forze dell’ordine, mentre da più parti si moltiplicano le richieste di chiusura.

Alleanza Verdi Sinistra lancia l’allarme: “Dentro ci sono persone fragili e disperate, non è più tollerabile”

A sollevare l’allarme è la consigliera regionale piemontese di Avs, Alice Ravinale, che non usa mezzi termini nel denunciare la pericolosità della struttura.

“Il CPR di Torino va chiuso al più presto, è pericoloso per le persone”, afferma Ravinale, commentando l’ennesima escalation di tensione. “Dopo nemmeno un mese, un'altra notte di tensione e preoccupazione. Di nuovo un continuo via vai di forze dell'ordine, che sicuramente avrebbero compiti da svolgere più utili per la città, e anche meno rischiosi, che 'difendere' le gabbie di corso Brunelleschi”.

Alice Ravinale - Alleanza Verdi Sinistra - Sinistra Italiana Europa Verde Possibile Reti Civiche

Secondo la consigliera, la situazione dentro il centro è drammatica e priva di qualsiasi umanità. “Nel nostro sopralluogo di lunedì abbiamo incontrato tante persone fragili e disperate a causa delle condizioni di detenzione e non mi stupisce che ieri sera sia di nuovo esplosa la protesta”. Le parole di Ravinale si aggiungono a un coro sempre più vasto di critiche verso il modello dei CPR in Italia, accusati da molte associazioni e forze politiche di non garantire né sicurezza né diritti fondamentali.

La richiesta è chiara e urgente: “Il CPR va chiuso, le persone con problemi di salute mentale che oggi sono lì recluse devono essere immediatamente rilasciate: è un posto che mette a rischio l'incolumità di tutti”. Mentre si attendono risposte da parte delle istituzioni centrali, la realtà di corso Brunelleschi continua a restituire immagini di degrado, rabbia e scontro quotidiano.

Montaruli (FdI) contro la sinistra dopo le rivolte al CPR di Torino

L’esponente di FdI ha diffuso una nota in cui stigmatizza senza mezzi termini l’atteggiamento di alcune forze politiche. “Le forze politiche che invece di condannare chi organizza le rivolte nel CPR di Torino le giustifica, e coglie l'occasione per chiederne la chiusura, sono politicamente responsabili di quanto sta avvenendo a Torino”.

Augusta Montaruli - FdI

La Montaruli difende con forza l’operato del governo guidato da Giorgia Meloni, sostenendo che l’esecutivo non si farà intimidire dalle pressioni. “Il Governo ha il nostro pieno sostegno nell'andare avanti e persistere nonostante i tentativi di mettere a ferro e fuoco la struttura di corso Brunelleschi”, prosegue la deputata torinese.

Nel suo attacco, la Montaruli individua le cause della situazione attuale nell’immobilismo delle precedenti amministrazioni: “Il disagio è quello di una intera città che soffre l'immigrazione clandestina a causa di anni di lassismo della sinistra e che adesso, finalmente a fronte del rigore del Governo Meloni, è costretta a vedere non solo le rivolte interne ma pure le sfilate di chi tifa per i disordini”.

Infine, l’affondo più diretto arriva contro gli esponenti delle opposizioni che in queste ore hanno chiesto la chiusura del CPR torinese: “Le parole pronunciate in queste ore da alcuni esponenti dell'opposizione sono irresponsabili e vergognose. I torinesi e il Governo non saranno messi sotto ricatto da questa politica e dai violenti”.

Le parole di Augusta Montaruli si inseriscono in un clima già infuocato attorno alla gestione dei CPR in Italia, e in particolare a quello di Torino, teatro da mesi di proteste, incendi, interventi delle forze dell’ordine e denunce da parte degli attivisti.

“Non è la prima volta che accadono episodi del genere e non sarà l’ultima, se non si affronteranno le vere cause della violenza che questi luoghi generano”, commentano gli attivisti No Cpr.

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