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Cronaca
07 Maggio 2025 - 18:47
Incendio all’ex Ilva di Taranto: fiamme e nube nera dall’Afo1, polemiche e paura. I cittadini annunciano nuovi esposti
Un’altra giornata da dimenticare a Taranto, dove il cielo sopra lo stabilimento dell’ex Ilva si è tinto di nero. Mercoledì 7 maggio, poco dopo le 11:30, una colonna di fumo alta decine di metri si è alzata dall’Altoforno n.1 (Afo1), da pochi mesi tornato in funzione. Un incendio improvviso, innescato – secondo una prima ricostruzione – dalla rottura di una tubiera nella zona del campo di colata. Le fiamme, che hanno coinvolto anche un camion parcheggiato, sono state contenute grazie al rapido intervento dei vigili del fuoco, ma l’allarme è stato alto, così come la tensione.
L’azienda Acciaierie d’Italia, gestore dell’impianto, ha emesso una nota ufficiale per precisare che nessun operatore è rimasto ferito, e che l’emergenza è stata gestita secondo protocollo. “L’impianto è stato messo in sicurezza”, affermano, spiegando che la causa dell’emissione incontrollata è stata una perdita da uno degli ugelli del sistema di raffreddamento. Il coke fuoriuscito ha raggiunto il piano delle tubiere e innescato l’incendio. Tutto sotto controllo, dunque? Non per chi da anni vive con il timore di nuovi disastri ambientali.
Incendio all'Ilva di Taranto
A pochi chilometri dall’incidente, intanto, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin era a Taranto per sostenere la campagna elettorale del centrodestra. Una coincidenza che ha amplificato le polemiche, soprattutto da parte dei cittadini e dei comitati locali. Luciano Manna di Veraleaks e Carla Luccarelli, madre di Giorgio Di Ponzio – il 15enne morto nel 2019 per un sarcoma – hanno annunciato una nuova denuncia penale. Il 22 maggio, si recheranno in Prefettura e poi al Commissariato di Polizia del Borgo per depositare materiale inedito, raccolto “dall’interno della fabbrica, oggi e nei giorni precedenti all’incidente”.
Secondo i comitati, l’episodio dimostra come i cittadini vengano ancora una volta tenuti all’oscuro. “Molti operai hanno saputo dell’incendio guardando i social dal cellulare mentre erano in mensa”, denunciano. Un vuoto comunicativo gravissimo, che aumenta la rabbia di chi abita nel quartiere Tamburi, il più vicino all’impianto. “Un incidente del genere – affermano Manna e Luccarelli – potrebbe generare una reazione a catena pericolosa, coinvolgendo altri impianti e mettendo a rischio l’incolumità pubblica”.
Mentre le istituzioni parlano di rilancio e prorogano l’autorizzazione dell’impianto per altri 12 anni, i residenti si chiedono quanto ancora dovranno convivere con nubi tossiche, incendi e paura. La ferita dell’ex Ilva resta aperta, e ogni episodio riporta a galla anni di promesse mancate, indagini a rilento e una città che chiede solo di respirare.
L'incendio di Afo1 è stato domato. Ma la fiducia è ancora in fiamme. E il fumo nero, per molti, non si è mai davvero diradato.
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