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Cronaca

Dopo l’amore, l’ossessione: condannata a 3 anni e 2 mesi per aver perseguitato l’ex

L’ultimo episodio a fine aprile: si è presentata a casa dell’ex e lo ha aggredito

Dopo l’amore, l’ossessione

Dopo l’amore, l’ossessione: condannata a 3 anni e 2 mesi per aver perseguitato l’ex (foto di repertorio)

Lo seguiva, lo minacciava, lo cercava ossessivamente. Nonostante il divieto di avvicinamento, lo aveva raggiunto più volte. Fino a quando, a fine aprile, ha forzato di nuovo il limite, si è presentata sotto casa dell’ex compagno e lo ha aggredito fisicamente. Dopo mesi di comportamenti persecutori, per lei si sono aperte le porte del carcere.

La protagonista della vicenda è una donna di 40 anni, residente in val d’Ossola, condannata dal Tribunale di Verbania a 3 anni e 2 mesi di reclusione per il reato di maltrattamenti contro familiari o conviventi, contestato per le ripetute condotte vessatorie messe in atto nei confronti dell’ex compagno. Il procedimento si è concluso con il rito abbreviato, che ha permesso di ridurre di un terzo la pena prevista.

La donna si trova attualmente detenuta nel carcere femminile di Vercelli, dove è stata portata lo scorso 2 maggio, a seguito dell’intervento dei carabinieri della stazione di Crevoladossola. A disporre la custodia cautelare in carcere è stato il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Verbania, che ha accolto la richiesta di aggravamento della misura precedentemente applicata: il divieto di avvicinamento alla persona offesa, provvedimento che la donna aveva violato in più occasioni, incurante delle disposizioni dell’autorità giudiziaria.

Secondo quanto ricostruito, la situazione era progressivamente degenerata: la donna non accettava la fine della relazione e aveva messo in atto una serie di comportamenti intrusivi, aggressivi e insistenti, tali da generare nella vittima uno stato di ansia e timore costante. Non solo appostamenti e contatti indesiderati, ma anche azioni di disturbo e vere e proprie aggressioni fisiche, come quella avvenuta a fine aprile, che ha fatto scattare l’arresto.

Con la sentenza di condanna, il tribunale ha riconosciuto l’esistenza di una condotta continuata e reiterata, non occasionale, configurando un quadro tipico del reato di maltrattamenti anche in ambito post-relazionale. Un reato che, come stabilito dalla Corte di Cassazione, può sussistere anche dopo la fine della convivenza, se la condotta persecutoria si fonda sul precedente rapporto affettivo e si traduce in una sistematica lesione della dignità e dell’equilibrio psico-fisico della vittima.

La vicenda riporta l’attenzione su un tema ancora troppo spesso sottovalutato: la violenza nelle sue forme non convenzionali, quelle che non lasciano lividi visibili, ma che si manifestano con la persistenza, l’ossessione, il controllo. Anche quando è una donna a essere l’autrice.

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