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Cronaca

Dipendenti traditori: furti notturni alla Prasco di Leini, smantellata una rete interna

Un’azienda storica nel mirino di una banda organizzata: venti operai sotto accusa, refurtiva nascosta nei sacchi neri e un caposquadra regista del colpo. Scoperti dopo mesi di appostamenti e telecamere segrete

Dipendenti traditori

Dipendenti traditori: furti notturni alla Prasco di Leini, smantellata una rete interna

Un’azienda simbolo del territorio, fondamentale per l’economia piemontese, devastata da un tradimento interno. Alla Prasco di Leini, colosso da oltre 70 milioni di euro di fatturato annuo nel settore dei ricambi per carrozzeria, l’incubo si è materializzato di notte, tra gli scaffali del magazzino da 70 mila metri quadrati. Mentre tutto taceva, una banda ben organizzata—composta da circa venti lavoratori appartenenti a una cooperativa esterna—prelevava pezzi piccoli ma ad alto valore, li nascondeva in sacchi neri spacciati per rifiuti e li caricava in auto. La destinazione: il mercato nero.

A guidare l’operazione non era un esterno qualunque, ma il caposquadra notturno, figura di fiducia, con piena libertà d’azione e accesso ovunque. Un traditore in casa, capace di muoversi con disinvoltura e senza destare sospetti, almeno all’inizio. Ma qualcosa non tornava. Cristina D’Amato, amministratore delegato della Prasco, ha cominciato a notare ammanchi nei registri. "Erano discrepanze sempre più grandi. Non poteva essere solo un errore di conteggio", ha raccontato. Da lì, la decisione: più telecamere, indagini riservate e soprattutto l’intervento dei carabinieri della stazione di Leini, che hanno seguito ogni pista con ostinazione.

Carabinieri

Le immagini delle videocamere notturne e gli appostamenti dei militari hanno incastrato i sospettati uno dopo l’altro, documentando decine di episodi di furto sistematico. Il colpo di scena è arrivato con la perquisizione a casa del caposquadra: nell’appartamento sono stati trovati ricambi mancanti per un valore di circa 7 mila euro, immediatamente riconsegnati all’azienda. Ma è solo una parte del bottino. L’indagine, infatti, ora si concentra sul canale di ricettazione, per identificare acquirenti abituali e complici esterni. Perché i pezzi rubati—originali, piccoli, di valore—sono merce pregiata nel mercato clandestino delle officine e potrebbero aver generato un giro d’affari ben più ampio.

La Prasco ha rescisso il contratto con la cooperativa, ristrutturato la sicurezza interna e lanciato un messaggio chiaro: "Siamo un patrimonio del territorio e lo resteremo", ha detto D’Amato. L’azienda, fondata nel 1989, collabora con decine di case automobilistiche ed è uno dei principali player europei nella distribuzione di componenti aftermarket. Nonostante il danno subìto, guarda avanti con determinazione: "Abbiamo imparato una lezione amara, ma continueremo a lavorare con la stessa passione".

Nel frattempo, le indagini proseguono. Le forze dell’ordine stanno mappando l’intero ecosistema parallelo di compravendita illecita: chi comprava? Quanto fruttava? Dove finiva la merce? Domande aperte su cui la procura vuole fare luce. Perché se alla Prasco hanno tentato di smontare pezzo per pezzo un colosso industriale, ora c’è chi vuole rimontarlo più forte di prima.

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