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Cronaca
15 Maggio 2025 - 09:32
Torino, una neonata di due mesi, sedata e nascosta in una busta della spesa: emergono dettagli inquietanti
Torino, via Germagnano 3. È qui che si chiude la corsa disperata di una neonata sottratta alla vita, prima ancora di cominciarla davvero. Aveva solo due mesi quando è stata sedata, infilata in una busta della spesa e caricata su una nave a Tangeri. Destinazione: Italia, passando per Genova, poi Torino. Un trasporto clandestino da brividi, orchestrato secondo la procura da una coppia marocchina, lui 65 anni, lei 46, entrambi in carcere dopo che il Tribunale del Riesame ha confermato la custodia cautelare. Il cuore dell’indagine, condotta dai pm Chiara Maina e Antonella Barbera, è il sospetto di un traffico più ampio di minori, con modalità brutali e inquietanti.
La piccola era stata affidata a un’altra coppia torinese, ignara o complice, in un passaggio di mano che assomiglia a una tratta. Ma è l’impianto ricostruito dagli inquirenti a lasciare sgomenti. Intercettazioni agghiaccianti svelano un retroscena da incubo: i due indagati parlano di opzioni estreme per disfarsi della bambina in caso di controlli. “Nel forno. O giù dalla finestra.” Parole pronunciate con disarmante lucidità, nel contesto di un mondo parallelo fatto di riti magici, maledizioni, e intimidazioni rivolte perfino agli assistenti sociali. La donna è nota per pratiche esoteriche utilizzate come strumento di controllo e paura. Una presenza inquietante, capace di manipolare e soggiogare.
L’indagine è partita da una denuncia piena di veleno familiare. Il marito ha vuotato il sacco con i servizi sociali dopo l’ennesima accusa di violenze da parte della moglie. Ha raccontato tutto: del viaggio, della bimba, degli accordi. Un atto di vendetta, forse, ma che ha dato il via a un’inchiesta che oggi disegna una realtà raccapricciante. La donna, a sua volta, ha tentato di ribaltare la narrazione, affermando che la piccola sarebbe figlia del marito e di una ex compagna. Versioni contrastanti, menzogne, accuse incrociate. Nel mezzo, una bambina usata come pedina.
Decisiva si è rivelata anche la testimonianza di un mediatore culturale, che ha parlato dell’arrivo della neonata e presentato un documento – giudicato falso – in cui si accusa il 65enne di aver circuito la madre biologica della piccola con promesse di matrimonio e una nuova vita in Italia. Una messa in scena orchestrata per ottenere il consenso, poi il trasporto clandestino. Una macchina dell’inganno ben oliata, come suggerisce anche il fatto che l’uomo è ritenuto un professionista dell’immigrazione clandestina. Un dettaglio che potrebbe allargare l’inchiesta a una rete di traffici più ampia e strutturata.
Il 12 marzo, il blitz decisivo: gli investigatori, seguendo le tracce raccolte, arrivano all’appartamento dove la bambina è nascosta. Intervengono appena in tempo per evitare che venga riportata in Marocco. È il salvataggio di una vita. Il tribunale ha poi dichiarato la piccola adottabile, affidandola a una famiglia protetta. Una conclusione provvisoria per una vicenda che lascia aperte troppe domande: quante altre storie come questa non sono mai venute alla luce? Chi c’è dietro davvero? Quali sono i confini del mercato nero dei bambini?
Non si tratta di un caso isolato, dicono gli investigatori. È l’epicentro di qualcosa di molto più grande, e molto più pericoloso. Per questo la procura ha deciso di non mollare la presa, allargando il fascicolo e setacciando ogni contatto, ogni documento, ogni dettaglio che possa far emergere eventuali complicità o altri episodi. L'orrore non è finzione: ha viaggiato davvero, sedato, in una busta della spesa. E ha pianto in silenzio, nel cuore di Torino.
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