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Cronaca
14 Maggio 2025 - 10:22
Torino, processo sul crollo della gru in via Genova: la tragedia degli operai entra nel vivo dell’aula (foto di repertorio)
Una gru che crolla all’improvviso, tre operai che precipitano nel vuoto insieme a un pezzo di acciaio e di vita, un cantiere trasformato in un cratere di morte a Torino. È il 18 dicembre 2021 quando tutto si spezza in via Genova. Ma è oggi, più di tre anni dopo, che la giustizia inizia a scavare davvero. Mercoledì 14 maggio si è tenuta nella maxi aula 3 del tribunale di Torino la seconda udienza del processo penale per il crollo della gru: sul banco degli imputati siedono cinque persone, accusate a vario titolo di omicidio colposo, disastro e lesioni personali, con l’aggravante della violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni.
Enrico Calabrese, Federico Fiammengo, Roberta Iandolino, Stefano Sprocatti e Mirzad Svraka: sono loro a dover rispondere, ciascuno per la propria parte, in una filiera di responsabilità che la Procura vuole ricostruire punto dopo punto. In aula si alternano i testimoni tecnici: polizia giudiziaria, Spresal, Asl. Le prime deposizioni fotografano una gestione del cantiere disordinata, opaca, piena di documenti non trasmessi e obblighi elusi. Il Piano operativo di sicurezza non arrivò mai nelle mani della ditta Calabrese, che avrebbe dovuto installare la gru. Nessuno lo chiese, nessuno lo trasmise. E il Piano di montaggio, secondo quanto riferito in aula, non fu analizzato come previsto dalla normativa.
Un altro nodo emerso riguarda l’occupazione del suolo pubblico. Il Pos della Locagru, azienda coinvolta, prevedeva la chiusura totale della strada, ma il Comune decise diversamente, lasciando libera una corsia per il transito dei bus. Un dettaglio che poteva costare la vita a decine di persone: un autobus è passato pochi secondi prima del crollo. Le incongruenze sui versamenti degli oneri per l’occupazione sono state definite “singolari”: furono calcolati per una chiusura totale, ma in realtà lo spazio era parzialmente aperto. Un errore? Una forzatura? Una leggerezza? Le risposte, forse, arriveranno più avanti.
Nel processo si sono costituite parte civile l’associazione Sicurezza e Lavoro, l’Inail, Fenealuil e Fillea Cgil. Il Comune di Torino, invece, ha scelto di uscire dal procedimento dopo aver accettato un risarcimento simbolico di 55 mila euro, lasciando un’assenza che pesa come un vuoto morale. «Non si può scaricare la colpa sulle vittime», ha detto in aula Massimiliano Quirico, direttore di Sicurezza e Lavoro. «Questa tragedia racconta di cantieri ancora troppo insicuri, di controlli che non bastano. Serve giustizia, ma anche un cambiamento radicale».
Sul fronte giudiziario, il giudice Claudio Canavero ha fissato le prossime udienze: 19 maggio, 9 e 16 giugno, 7 luglio. Un calendario fitto che prova a restituire ritmo e dignità a un processo che parla non solo di errori, ma di vite spezzate: quelle di Filippo Falotico, 20 anni, Roberto Peretto, 52, e Marco Pozzetti, 54. Uomini che erano saliti per lavorare e sono caduti per colpa di qualcosa che — oggi è evidente — non doveva accadere.
Processo per la gru di Via Genova
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