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03 Maggio 2025 - 16:21
Legambiente: Chiaverano bandiera verde, Groscavallo bandiera nera
Nel 2025 sono 19 le Bandiere Verdi di Legambiente che sventolano sull’arco alpino. Premiate realtà che investono con successo su turismo dolce, agricoltura e progetti socioculturali utilizzando come volano la sostenibilità ambientale.
Piemonte e Friuli-Venezia Giulia le regioni, a parimerito, con più vessilli green, seguite da Lombardia e Veneto.
Tra i premiati: si va dalla Cooperativa di Comunità VISO A VISO di Ostana (CN) che punta su benessere, salute e welfare comunitario alla pastora e scrittrice Marzia Verona alla sottosezione del CAI di Brescia che promuove il Cammino dei boschi di ferro sulle Alpi Lombarde.
Legambiente: “In 23 anni assegnate 302 Bandiere Verdi per premiare chi valorizza in chiave sostenibile il territorio anche per fronteggiare crisi climatica e spopolamento dei borghi. Importante, però, non lasciare sole le comunità montane e garantire intervenenti normativi ad hoc. Sulle pratiche montane poco sostenibili continua la nostra denuncia con le Bandiere Nere che arriva anche Oltralpe”.


Dalle Alpi arrivano storie sempre più attente alla sostenibilità e che guardano al futuro di questi luoghi. Nel 2025 sono 19 le Bandiere Verdi di Legambiente che sventolano sull’arco alpino e che ben sintetizzano come l’attenzione e la cura crescente nei confronti del territorio montano passino sempre più dalla sostenibilità ambientale, un volano fondamentale per queste aree interne. Piemonte e Friuli-Venezia Giulia sono le regioni che quest’anno hanno ricevuto, a parimerito, più Bandiere Verdi – ne contano rispettivamente 4 ciascuna – seguite da Lombardia e Veneto, rispettivamente con 3 bandiere a testa, Trentino, 2, Alto Adige, 1, Liguria 1. Da questi territori arrivano storie che hanno al centro tre ambiti chiave – turismo dolce, pratiche legate all’agricoltura, alla silvicoltura e pastorizia, progetti socioculturali – e che ben raccontano la grande rivoluzione in atto sull’arco alpino. Qui la parola d’ordine non è solo far conoscere il territorio e attrarre turisti, ma anche incentivare un ritorno abitativo in queste terre che rafforzano le comunità locali.
Su 19 vessilli green ben cinque sono andati ad iniziative legate al turismo dolce; altre cinque a pratiche legate all’agricoltura, silvicoltura e pastorizia; le restanti 9 Bandiere Verdi sono state assegnate a progetti socioculturali, capaci di rafforzare il tessuto comunitario e di promuovere valori condivisi, soprattutto in ambito socio-ambientale. Tra le 19 Bandiere Verdi 2025 si va, ad esempio, dal cuore del piccolo borgo di Ostana, in provincia di Cuneo, dove la Cooperativa di Comunità VISO A VISO, nata nel 2020, porta avanti una serie di servizi e attività incentrate su benessere, salute, welfare comunitario, turismo sostenibile e che hanno permesso al piccolo borgo piemontese di rinascere, alla storia della pastora e scrittrice Marzia Verona che ha deciso di vivere in quota portando avanti l’attività pastorale, per passare all’Azienda agricola Raetia Biodiversità Alpine (SO) che segue e adotta i principi dell’agroecologia coltivando ortaggi, fagioli autoctoni e patate antiche della biodiversità alpina; ed ancora all’associazione Progetto Lince Italia, Tarvisio, impegnata nello studio della lince specie a rischio, al Rifugio Alpino Vallorch gestito dall’associazione Lupi, Gufi e Civette che si distingue per essere un centro di educazione naturalistica e turismo sostenibile. E poi c’è la sottosezione del CAI di Brescia che promuove il Cammino dei boschi di ferro sulle Alpi Lombarde, solo per citarne alcune.
Le Bandiere Verdi 2025 sono state consegnate oggi da Legambiente in occasione del IX SUMMIT nazionale delle Bandiere Verdi, a Orta San Giulio, uno dei borghi più belli d’Italia, in provincia di Novara, nell’ambito del convegno “Comunità in transizione: dai frammenti alla visione” che ha visto confrontarsi esperti del settore, associazioni, comunità locali e studiosi.
Protagonisti delle Bandiere Verdi di quest’anno sono comunità locali, singoli cittadini, associazioni, cooperative, amministrazioni, aree protette che adottano un approccio sempre più sostenibile anche per fronteggiare la crisi climatica e lo spopolamento abitativo che colpisce soprattutto i piccoli borghi. Un’attenzione quella verso la sostenibilità cresciuta negli anni come dimostrano le 302 Bandiere Verdi assegnate in questi 23 anni, dal 2002 al 2025, da Legambiente, e che ben raccontano il fermento in corso su tutto l’arco alpino. Non bisogna, però, abbassare la guardia su quelle pratiche ancora poco sostenibili presenti nelle aree interne montane e che Legambiente denuncia ogni anno con le Bandiere Nere. Nel 2025 sono 9 le Bandiere Nere assegnate a interventi che sull’arco alpino hanno un approccio poco sostenibile nei confronti della montagna: 8 in Italia e una oltralpe, in Austria. Il Friuli-Venezia Giulia è la regione con più bandiere nere, ben 3, seguita da Piemonte, Valle d’Aosta, Trentino, Alto Adige e Veneto, tutte rispettivamente con un vessillo nero. In Austria, vessillo nero all’industria dello sci austriaca per l’accanimento nell’ampliare le aree sciistiche del Tirolo sfruttando le ultime aree glaciali rimaste sulle Alpi orientali.
“La nostra Penisola – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – custodisce un patrimonio ambientale unico e strategico rispetto alla crisi climatica in atto, quale quello delle aree montane, luoghi di straordinario valore naturalistico, oggi in grande difficoltà a causa della carenza dei servizi, degli effetti del clima che cambia e dello spopolamento abitativo. Le bandiere verdi che ogni anno assegniamo alle migliori esperienze alpine ci raccontano come in questi territori ci sia però una risposta concreta a tutto questo. Esperienze che puntano su innovazione e sostenibilità ambientale che rappresentano un prezioso volano di sviluppo per i territori montani. In questo percorso, però, è importante non lasciare sole le comunità locali. Per questo chiediamo alle istituzioni e alla politica regionale e nazionale di fare la propria parte supportando i comuni montani attraverso interventi e normative in grado di promuovere una visione condivisa e un’azione coordinata anche su scala sovraregionale”.


“Le bandiere verdi – commenta Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente – rappresentano un modello di sviluppo che vorremmo prendesse sempre più piede nelle aree montane interne e che ben raccontano un’economia basata su dinamiche relazionali aperte, in cui operano attori capaci di immaginare e condividere progetti, di generare senso comune. Dalle storie che premiamo emerge il valore fondamentale della comunità dove si sviluppano pratiche e visioni nuove, capaci di offrire risposte concrete e partecipate alle trasformazioni sociali che stiamo vivendo. Siamo di fronte a frammenti di quella che il sociologo Aldo Bonomi definisce una comunità di cura, che insieme alla comunità operosa dovrebbe diventare un riferimento fondamentale per l’azione delle istituzioni e per l’orientamento delle attività di ricerca, nel percorso di senso della società che vogliamo costruire. Una comunità che però da sola non basta, che si deve rafforzare e deve essere sostenuta”.
Il report completo: La Carovana delle Alpi 2025: bandiere verdi e nere lungo l’arco alpino
Azienda agricola Raetia Biodiversità Alpine di Patrizio Mazzucchelli (SO)
Per la costante e appassionata ricerca di varietà tradizionali a rischio di estinzione sia nella provincia di Sondrio sia nelle altre aree montane italiane ed estere.
Marzia Verona, pastora e scrittrice (provincia di Aosta)
Per il suo impegno quotidiano nel mantenere viva la tradizione pastorale in ambiente montano, con uno sguardo attento al racconto culturale di una scelta di vita radicale.
Comunità di supporto all’agricoltura CRESCO (Val Varaita, CN)
Per la capacità di promuovere un’agricoltura sostenibile e multifunzionale, valorizzando il territorio montano e le comunità locali.
AsFo “La Serra” – Agire insieme per tutelare il territorio (TO)
Per la promozione di una nuova cultura del bosco e della cura del territorio, quali beni comuni, favorendo lo sviluppo territoriale e ovviando al degrado della Serra morenica causato dall’abbandono delle pratiche agro-silvo-pastorali e dalla frammentazione fondiaria.
A.S.U.C. (Amministrazione Separata beni di Uso Civico) di Sopramonte, Baselga del Bondone e Vigolo Baselga (Trento)
Per aver seguito una gestione attenta e sostenibile di boschi, pascoli e prati aridi, valorizzando risorse ambientali e tradizioni locali.
Cooperativa di Comunità VISO A VISO – Ostana (CN)
Per aver coniugato la gestione di un importante patrimonio edilizio pubblico con la creazione di nuove opportunità economiche e sociali, facendo di Ostana un luogo di trasformazione e innovazione territoriale.
Gruppo ambientalista NOSC CUNFIN – Val Gardena (BZ)
Per la difesa attiva dell’area dei Piani di Cunfin, della Città dei Sassi e del Gruppo del Sassolungo da progetti speculativi, tutelando un paesaggio di grande valore.
Dominio Civico di Clavais – Ovaro (UD)
Per la gestione partecipata del patrimonio collettivo, a salvaguardia dell’eredità culturale e paesaggistica della frazione di Clavais.
Associazione Casa Alexander Langer – UD
Per l’innovativa e creativa esperienza culturale avviata nelle aree interne, ispirata ai valori di giustizia, ecologia e pace del pensiero di Alexander Langer.
Associazione culturale di ricerca “Progetto Lince Italia” – Tarvisio (UD)
Per il lavoro pluridecennale dedicato allo studio dei grandi carnivori alpini e alla riuscita reintroduzione della lince nelle Alpi Orientali.
Promotori del programma Alpha Skills – Morbegno (SO)
Per la progettazione di strumenti e metodologie educative rivolte ai giovani dagli 11 ai 15 anni, con l’obiettivo di orientare scelte formative e professionali basate sulle Competenze Green.
Associazione EQuiStiamo APS e Comitato per la difesa del torrente Vanoi (BL e TN)
Per l’attività di sensibilizzazione e mobilitazione delle comunità locali nella tutela delle risorse idriche, promuovendo alleanze tra territori montani e di pianura e alternative sostenibili alle dighe.
Cooperativa sociale Cadore – Dolomiti (BL)
Per aver promosso l’inclusione sociale e la tutela ambientale attraverso l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate in attività eco-sostenibili.
Comitato per la tutela e la valorizzazione dei laghi di Serraia, Piazze e relativi ecosistemi – Altopiano di Pinè (TN)
Per l’impegno civico nella redazione di documenti, organizzazione di eventi pubblici e proposte concrete volte a contrastare il degrado ambientale dei laghi dell’altopiano.
Una verde e una nera. Una medaglia al merito e una sonora bocciatura. La provincia di Torino emerge nel rapporto 2025 di Legambiente con due casi emblematici: da un lato l’eccellenza di Chiaverano, dall’altro l’ostinazione amministrativa di Groscavallo.
A ricevere la Bandiera Verde è AsFo "La Serra", una realtà collettiva nata tra i boschi e i pendii della Serra Morenica del Canavese, nel comune di Chiaverano, che ha saputo trasformare il rischio in opportunità. L’Associazione Fondiaria riunisce proprietari pubblici e privati con un obiettivo preciso: recuperare e valorizzare un territorio segnato da dissesto idrogeologico, incendi e abbandono agro-silvo-pastorale.
Una storia che parte da lontano, con le Giornate della Manutenzione Territoriale iniziate nel 2015, e che oggi, grazie anche al supporto di Legambiente Dora Baltea ODV, si articola in interventi concreti: muri a secco ripristinati, canali di scolo riaperti, sentieri puliti. Un lavoro di squadra che ha messo radici nella comunità e prodotto un vero Piano di Gestione territoriale. Un modello virtuoso che dimostra quanto sia necessario un approccio condiviso per affrontare le nuove sfide ambientali. “Unire le forze per rispondere alla sfida dei cambiamenti climatici”, recita la motivazione ufficiale. E AsFo lo fa ogni giorno, promuovendo una nuova cultura del bosco come bene comune.
Ben diverso il caso del comune di Groscavallo, nella Val Grande, che si è guadagnato la Bandiera Nera. Qui, Legambiente segnala un caso che definisce senza mezzi termini “insensato”: la costruzione di una strada carrabile larga 2,5 metri nel cuore del Vallone di Sea, un’area di straordinaria bellezza naturale e classificata a rischio idrogeologico molto elevato.
L’opera, fortemente voluta dal sindaco nonostante i pareri negativi degli uffici tecnici regionali, ha lo scopo dichiarato di servire un alpeggio in disuso, privo di progetti di recupero e situato in una zona soggetta a valanghe, alluvioni e instabilità del suolo. A rendere possibile l’intervento è stata una modifica normativa approvata dal Consiglio regionale nell’aprile 2024, che ha devoluto ai sindaci il potere autorizzativo per progetti sotto certe soglie volumetriche. Una legge che Legambiente definisce pericolosa proprio perché consente di aggirare valutazioni tecniche indipendenti.
Nel frattempo, più di 5.000 firme sono state raccolte contro l’opera, mentre l’associazione ATA ha presentato ricorso al TAR. Il Tribunale amministrativo ha sospeso l’autorizzazione in attesa dell’udienza di merito, fissata per l’11 febbraio 2026.
Due storie che mostrano, in modo netto, due strade opposte di intendere la montagna piemontese: da un lato la cura, la partecipazione, la responsabilità condivisa. Dall’altro, la forzatura normativa, la logica dell’interesse particolare e la pericolosa sottovalutazione dei rischi.
Una bandiera verde che guarda avanti, una bandiera nera che suona come un allarme.
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