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Cronaca
07 Maggio 2025 - 10:24
Era stata presentata come un’oasi educativa nel cemento. Una scuola pensata per respirare un’aria diversa, fuori dagli schemi tradizionali, in cui i bambini potessero crescere esplorando il mondo con occhi curiosi e mani sporche di terra. E invece, dietro l’illusione bucolica, si nascondeva un magazzino senza permessi né sicurezza, dove una decina di bambini dai tre ai dieci anni condividevano un solo bagno con le educatrici, si scaldavano con una stufa a legna, mangiavano accanto a prodotti chimici e giocavano in mezzo a impianti fatiscenti.
A scoperchiare il vaso di Pandora sono stati i carabinieri del Nas di Torino, che nei giorni scorsi hanno effettuato un blitz congiunto insieme agli ispettori dell’Asl To4 e alla polizia locale di Banchette. Quello che hanno trovato nella sede dell’associazione Zantea, in via Uscello 4, ha fatto scattare l’ordinanza di chiusura immediata firmata dal sindaco Antonio Mazza: locali non a norma, assenza totale di autorizzazioni, condizioni igieniche compromesse e mancanza dei requisiti minimi previsti dalla legge regionale per i servizi educativi all’infanzia.
L’immobile, formalmente accatastato come deposito e magazzino, era stato trasformato in una scuola parentale “green”, destinata ad accogliere bambini in età da asilo e scuola primaria, con attività pomeridiane dedicate all’educazione ambientale, escursioni, orientamento e laboratori. Ma di “naturale”, in quell’aula improvvisata, c’erano solo le correnti d’aria gelida che passavano sotto le porte. Non c’erano uscite di sicurezza. Non c’erano spazi esterni. E il riscaldamento era affidato a una vecchia stufa a legna, tra l’altro vicina a materiali infiammabili.
La relazione dell’Asl è un catalogo dell’orrore: cibo scaduto conservato tra giochi e scope, impianti elettrici vetusti, muri non isolati, presenza di detersivi accanto agli alimenti e promiscuità totale tra spazi didattici e servizi igienici. Il bagno era uno solo, in uso sia ai bambini sia alle educatrici. Nessun sistema antincendio, nessun piano di evacuazione, nessuna documentazione sanitaria. Una scuola solo di nome, aperta di fatto in spregio a ogni regola.
Il Comune di Banchette, secondo quanto emerso, non era mai stato informato dell’apertura dell’attività. Zantea, registrata formalmente come associazione di promozione sociale con sede legale a Borgofranco d’Ivrea – e non a Montalto Dora, come precedentemente indicato – è nata ad agosto 2023 come ente del terzo settore, con l’obiettivo dichiarato di promuovere laboratori ludici ed esperienze didattiche in natura. Proprio su Montalto Dora, interviene con chiarezza il sindaco Renzo Galletto: “Qui l’associazione non ha mai avuto alcuna autorizzazione specifica”. Lo conferma anche l’assessora alle Politiche sociali Domenica Vittonati, che ricorda: “Dopo il periodo Covid, avevamo visto pubblicità che parlavano di un ‘asilo nel bosco’. Li abbiamo contattati per capire se fossero in regola e ci hanno detto che non si trattava di un asilo, ma di attività ludico-ricreative ispirate a modelli steineriani, rivolte ai figli degli associati.”
Vittonati aggiunge che il Comune non ha mai ricevuto segnalazioni, né predisposto controlli, non essendo mai state comunicate attività strutturate sul territorio: “Da parte nostra, non è mai arrivato nulla di formale. Oggi faremo comunque una verifica, anche perché non sappiamo nemmeno se siano ancora operativi.”
La struttura di Banchette, invece, avrebbe accolto regolarmente alunni in pluriclasse, con un’insegnante assunta e un progetto che – sulla carta – prevedeva il rispetto dei programmi ministeriali e il superamento dell’esame finale presso un istituto scolastico riconosciuto. Ma nessuna comunicazione era mai arrivata alla scuola di riferimento, come impone la normativa.
Solo che dietro quell’immagine da brochure educativa, a Banchette non c’era nemmeno il minimo sindacale della sicurezza. Nessuna uscita di emergenza, nessun controllo, nessuna vigilanza sanitaria. E adesso le due responsabili – introvabili al momento dell’ispezione – rischiano di dover rispondere alla Procura di Ivrea, che ha ricevuto l’intera documentazione con foto, rilievi tecnici e testimonianze.
Il sospetto degli inquirenti è che l’associazione abbia tentato di sfruttare l’ambiguità normativa che riguarda alcune forme di istruzione parentale, cercando di far passare per “laboratorio educativo” un’attività scolastica a tutti gli effetti, ma senza averne né i titoli, né le strutture, né le autorizzazioni. E soprattutto senza garantire ai bambini quella cosa basilare che ogni genitore si aspetta quando affida un figlio a una scuola: la sicurezza.
Un’educazione alternativa, certo. Ma anche un pericolo reale, coperto da una patina di idealismo e buone intenzioni. Una narrazione accattivante fatta di orienteering, natura, scoperte all’aria aperta. Ma che si è infranta sul pavimento polveroso di un magazzino non a norma. E che oggi lascia l’amaro in bocca, più che il profumo della libertà educativa.
Il sindaco Antonio Mazza
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