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Cronaca
06 Maggio 2025 - 16:23
Maltrattamenti e pugni alla compagna: lite finisce male
Due anni di silenzi, tensioni crescenti, insulti e paura. Poi, la sera del 2 maggio, l’ennesima lite che si trasforma in violenza. Questa volta però la donna, una compagna stremata e ferita, decide di dire basta. Chiama i carabinieri, rompe il silenzio, racconta tutto. L’uomo, 48 anni, viene arrestato in flagranza di reato a Villadossola, piccolo centro del Verbano-Cusio-Ossola. Le accuse sono pesanti: maltrattamenti in famiglia, lesioni personali, e anche resistenza a pubblico ufficiale.
La ricostruzione dei fatti fornita dai carabinieri è drammatica ma purtroppo familiare: un uomo che urla, minaccia, pretende che la compagna “vada via di casa”, e poi passa alle mani. Pugni, secondo quanto riferito, sferrati con rabbia e senza controllo. È in quel momento che la donna – che mai prima aveva trovato la forza di denunciare – prende il telefono e chiede aiuto. È la prima denuncia, ma racconta di un incubo che durava da due anni, fatto di soprusi e violenze psicologiche, di cui nessuno sapeva nulla. O forse sì, ma nessuno aveva mai agito.
All’arrivo della pattuglia, l’uomo non solo si rifiuta di fornire le generalità, ma si scaglia anche contro uno dei militari intervenuti. Scatta così l’arresto immediato e il trasferimento in carcere a Verbania, dove ora attende le decisioni del giudice. Per la donna, invece, si apre un altro capitolo: quello della protezione, del sostegno psicologico, della ricostruzione.
Ennesima violenza domestica
La vicenda è emblematica per almeno tre motivi. Il primo è l’invisibilità della violenza domestica: due anni di abusi mai denunciati, una relazione in apparenza “normale”, ma segnata da un sistema di controllo e intimidazione che ha tolto parola e coraggio a chi la subiva. Il secondo riguarda la solitudine delle vittime: ancora troppe donne non sanno a chi rivolgersi, o temono ripercussioni peggiori se parlano. Il terzo è la prontezza delle forze dell’ordine, che in questo caso hanno agito con tempestività, arrestando l’uomo e impedendo conseguenze ancora più gravi.
Secondo i dati ISTAT, una donna su tre in Italia ha subito almeno una volta nella vita violenze fisiche o psicologiche da parte del partner. Ma solo una piccola parte arriva alla denuncia. Il resto resta sepolto tra le mura domestiche, tra sensi di colpa, paure, pressioni familiari e difficoltà economiche. È questo il terreno fertile dell’abuso, dove gli aguzzini si sentono impuniti, e le vittime intrappolate.
Il caso di Villadossola è dunque un grido che rompe il silenzio, e che ci ricorda quanto sia urgente investire in prevenzione, centri antiviolenza, sportelli d’ascolto, formazione degli operatori, reti di vicinato sensibili. E serve una società capace di non voltarsi dall’altra parte, di riconoscere i segnali, di intervenire prima che sia troppo tardi.
Il 48enne dovrà ora rispondere davanti alla magistratura. Ma per la donna, e per tutte le vittime come lei, la vera giustizia è ricominciare a vivere senza paura. E sapere che, stavolta, qualcuno ha ascoltato.
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