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Cronaca

Falso documento per coprire i lavori al ghiacciaio: arrestato il sindaco

L’ordinanza prodotta come difesa era stata fabbricata: l’inchiesta della Guardia di Finanza smonta la versione ufficiale sui lavori alla pista del rifugio Zamboni-Zappa. In quota, sul Monte Rosa, una vicenda che ora rischia di travolgere l’intera amministrazione

Falso documento

Falso documento per coprire i lavori al ghiacciaio: arrestato il sindaco

Un’ordinanza creata ad hoc per giustificare lavori in quota. Un documento apparso all’improvviso, mai protocollato prima, usato come scudo processuale. È così che si è consumato il presunto depistaggio che ha portato all’arresto del sindaco di Macugnaga, nel cuore del Monte Rosa, uno dei luoghi più suggestivi ma anche più delicati dal punto di vista ambientale.

L’inchiesta, condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dalla Procura di Verbania, riguarda i lavori di ampliamento della pista di accesso al rifugio Zamboni-Zappa, a oltre 2000 metri di quota nella zona del ghiacciaio del Belvedere. Opere sotto osservazione da mesi per via di possibili violazioni ambientali. Quando, a gennaio 2025, è stato notificato l’avviso di chiusura delle indagini, il sindaco ha prodotto una memoria difensiva allegando un’ordinanza datata maggio 2023, che motivava l’intervento come necessario per ragioni di sicurezza.

Peccato che quell’atto non risultasse mai esistito prima. Nessuna registrazione, nessuna pubblicazione, nessuna traccia fino a quel momento. I sospetti hanno spinto il procuratore Alessandro Pepè a disporre verifiche approfondite: analisi informatiche, acquisizioni documentali, perquisizioni negli uffici comunali.

Il verdetto investigativo è stato chiaro: l’ordinanza era falsa. Un documento fabbricato per legittimare posticciamente un intervento contestato, inserito in fase difensiva per sviare il procedimento penale. Con questa accusa – falsità ideologica e frode processuale – il sindaco è finito agli arresti.

Ma non è il solo nel mirino della magistratura. Due indagati a piede libero sono un dipendente dell’ufficio tecnico comunale e un agente di polizia municipale. Secondo quanto trapelato, il vigile avrebbe ammesso i fatti durante l’interrogatorio, mentre sindaco e tecnico comunale continuano a negare ogni addebito.

La vicenda scuote le fondamenta dell’amministrazione macugnaghese e solleva interrogativi più ampi sul controllo dei cantieri in aree protette, sulla gestione documentale negli enti locali, e sull’etica pubblica. La pista in quota, realizzata per migliorare l’accesso a uno dei rifugi più frequentati dagli escursionisti del Rosa, si è trasformata in un caso giudiziario clamoroso, che rischia ora di travolgere più di una carriera politica.

Mentre si attendono gli sviluppi giudiziari, la montagna osserva in silenzio. Ma quel silenzio, oggi, pesa come una frana.

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